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ARRIVANO I MOSTRI, MA GLI ELEFANTI SONO MOLTO LONTANI

Tra le analisi sul voto in Germania, quella più consolatoria per i democratici, di sinistra o no, è che poteva finire peggio. Poteva l’AFD andare al governo. Invece ne resterà fuori, evitando i rischi di sfaceli oltre il limite.

Poteva finire peggio? Certo. Ma il fatto è che finisce male per noi democratici, liberali, riformisti ed europeisti. Male perchè il governo che si farà, se si farà, sarà guidato, come ricorda giustamente TG24 di Sky dal leader di una destra né moderata né riformista, quel Friedrich Merz, 69 anni, cattolico sposato con tre figli, che ha rotto con Angela Merkel secondo lui troppo a sinistra.

Che ora promette nel suo programma: “il pugno duro soprattutto sull’immigrazione“. In campagna elettorale ha fatto tre promesse: stretta sui migranti, rilancio economico della locomotiva industriale inceppata nella stagnazione e recupero dell’autorevolezza di Berlino in Europa. Garantendo che non collaborerà con l’ultradestra dell’AFD di Alice Weidel.

Si può stare allegri. L’AFD sarà all’opposizione. Non andrà al governo. Ma qualunque governo dovrà fare i conti con una opposizione che ha raddoppiato i voti, diventando secondo partito, avendo come alleato quella SPD che ha dimezzato i suoi consensi.

I fatti che contano sono altri. L’onda lunga della destra in Europa continua. Mette a rischio le democrazie che l’Europa ha rappresentato. Ma quelle democrazie sono in crisi, devono saper cambiare, ma non sanno farlo. E le autocrazie s’avanzano, vincono, diffondono proclami, seminando fascino e suggestioni. Conquistano consensi tanto a destra quanto a sinistra. E noi democratici, dal centro e da sinistra, non abbiamo trovato il modo di togliere consenso all’estremismo che s’avanza.

Ecco il problema. Alziamo bandiere. Proponiamo disordinati cortei, ma non costruiamo alleanze che arrivano a sintesi efficaci. E’ cosi’ in Europa, è così, a maggior ragione, in Italia.

Scriveva ieri su Il Foglio Claudio Cerasa, spiegando il senso dell’alleanza vincente dei tre giganti che fatto irruzione sulla scena, ossia Trump, Putin e Musk: “C’entra il fatto che, per i nemici d’Europa, avere un’Unione più unita, più compatta, più integrata e dunque più sovrana rappresenta un pericolo per chi vuole provare a dominare il mondo creando sempre più topolini e sempre meno elefanti.

Giusto. Ma quanti di noi ancora, in Europa, sembrano e sono spinti dall’ansia di restare topolini senza capire che non potranno diventare giganti? Quanti ancora, governi, e leaders, dicono Europa, poi tentennano, si annacano (ossia massimo spostamento minimo movimento) e pongono condizioni di intesa che somigliano all’inesistente albero del prezzemolo di Bertoldo?

Siamo a nulla, diciamolo. A vertici imprecisati e frettolosi, a invidie e concorrenze competitive che non hanno rapporto con le cose che una sinistra riformista mistero deve saper fare. Che ruotano, ora come ieri, su tre questioni cruciali.

Primo: l’immigrazione. Dobbiamo trovare il modo di accogliere e formare quelli che servono per le nostre economie e offrire integrazione vera a quelli che soffrono povertà fino alla fame. Mettendo nel conto processi graduali senza illudersi ed illudere di accogliere tutti.

Secondo: l’economia, non solo la Germania, ma tutti i grandi paesi europei devono impostare un nuovo modello di politica industriale nei settori che contano, il manifatturiero in primo luogo, poi le costruzioni, stabilendo efficaci intese con i fornitori di energia.

Terzo: occorre un potere che sappia recuperare il rapporto con i cittadini, ciascun paese tenendo conto delle differenti situazioni nei paesi della Ue.

Siamo topolini caro Cerasa. E gli elefanti sono lontani. Ancora non si vedono arrivare. I mostri invece sono arrivati.

GIOVANNI PEPI
Giovanni Pepi
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Giovanni Pepi è giornalista e fotografo. Da giornalista ha ha diretto per 34 anni il Giornale di Sicilia come Condirettore responsabile con Antonio Ardizzone, direttore ed editore. E’ stato i fondatori di Tgs, di Rgs e del sito gds.it. Come fotografo ha esposto, tra l’altro, al Vittoriano di Roma, al Loggiato di San Bartolomeo di Palermo, all’ex convento dei Filippini di Agrigento. L’Assemblea Regionale Siciliana gli ha dedicato una mostra antologica. Ha creato e gestisce SE E’ COSI’, blog di politica e fotografia (https://www.giovannipepi.it/)

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