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CATENO: PIU’ GIUDA CHE MASANIELLO

Lo spettacolo offerto sabato scorso all’hotel San Paolo da Cateno De Luca che parla, alquanto impropriamente di metamorfosi, consente finalmente di comprendere la vera natura di questo personaggio: un saltimbanco che, dopo avere tuonato per anni contro i politici del centro destra, colpevoli degli sfaceli della Sicilia, dopo essersi eretto a campione di coerenza, adesso si spoglia delle vesti di Imperatore delle due Sicilie, così si definiva appena qualche mese fa, per assicurarsi un posto alla corte del sovrano de noantri, Renato Schifani.
Come dimenticare le offese scomposte rivolte da De Luca al Presidente della regione, definito ologramma, accusato di svendere le risorse del FSC al governo nazionale, di essere l’interprete di una gestione politica mafiosa, definito financo “politico con il catetere”? Per non parlare di ciò che negli anni ha detto di Totò Cuffaro, del quale parlava in termini dispregiativi, dichiarando che mai avrebbe fatto parte di una compagine politica che lo vedesse suo alleato, accusando invece Renzi di volere i voti della mafia millantando una presunta alleanza tra la DC e Italia Viva che invece non c’è mai stata.
E non dimentichiamo gli insulti rivolti al suo ex padrino politico, Raffaele Lombardo, che lo candidò per ben due volte (nel 2006 e nel 2008) nelle liste di MPA per incassare, entrambe le volte, il tradimento di De Luca e gli insulti personali.
Schifani, Cuffaro, Lombardo, e con loro i vari esponenti del centro destra succedutisi negli anni, sono stati definiti da De Luca “ladri di Pisa che litigano di giorno e la notte vanno a rubare insieme”, “banda bassotti”, “stupratori della Sicilia”, responsabili dei disastri della Sicilia, gente con la quale De Luca non solo aveva dichiarato di non volere avere a che fare mai più (mai più visto che lui stesso proviene dalla DC, è passato in MPA, è transitato anche per l’UDC e si è alleato con Forza Italia nel 2019), ma alla quale augurava di scomparire politicamente e anche fisicamente in nome di una rivoluzione siciliana di cui lui si era proclamato leader assoluto.
Questa narrazione, che ha infiammato gli animi dei siciliani nel 2022, si è infranta ingloriosamente sabato scorso, quando De Luca ha ufficializzato la sua metamorfosi, o meglio il suo tradimento: dei suoi precedenti proclami rivoluzionari, dei suoi progetti politici ed anche dei suoi elettori, ha scaricato il suo partito Sud Chiama Nord e ha candidamente ammesso che preferisce entrare a far parte del governo regionale “per imparare” come si amministra da Schifani, cioè da quel soggetto che lo stesso de Luca fino a due mesi fa accusava di incapacità gestionale.
Ci avevamo visto bene quando ad ottobre 2023 abbiamo lasciato De Luca ai suoi finti proclami rivoluzionari, dai quali traspariva già chiaramente l’assenza di una vera linea politica e la volontà di cercare quanto prima una collocazione filo governativa.
Italia Viva resta saldamente all’opposizione di questo governo regionale e del suo omologo nazionale, difendendo i siciliani da questa politica arraffona e solipsistica che pensa di risolvere le crisi del servizio sanitario, del servizio idrico, dei rifiuti, delle infrastrutture che non ci sono con la nomina del commissario Schifani, l’uomo della provvidenza che dovrebbe risolvere tutto da solo e finisce solo per scaricare le colpe sul capro espiatorio di turno.
De Luca ha finalmente gettato la maschera ed ha ammesso che a lui interessa solo stare con chi gestisce il potere. Più che un Masaniello somiglia tanto a Giuda, traditore di ogni proposito, traditore dei siciliani, traditore delle sue stesse idee. La vera essenza del pensiero deluchiano è la denigrazione costante e sfacciata di chiunque non la pensi come lui e non sia funzionale al suo scopo, che è sempre stato solo quello di garantire un posto al sole, per se stesso e per il sconfinato ego, non solo politico. Auguriamo alla “sorella d’Italia”, Arianna Meloni, vero capo politico di Cateno De Luca in questa nuova stagione, di non subire in futuro ciò che “Scateno” ha riservato a chiunque abbia incrociato nel suo cammino politico: il tradimento.

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Presidente Fondazione Italiana Autismo (FIA). Presidente del gruppo Italia Viva - Il Centro - Renew Europe alla Camera dei Deputati.

Dafne Musolino

Dottoranda di ricerca in diritto della navigazione e dei trasporti, avvocato cassazionista, già assessore del Comune di Messina con numerose deleghe tra le quali quella all’ambiente, ai rifiuti, al commercio. Nel 2022 è stata eletta al Senato collegio uninominale di Messina ed Enna, è commissaria della Commissione bicamerale vigilanza Rai, antimafia, insularità e per le questioni regionali. Segue in particolare modo i dossier del Mezzogiorno e della Sicilia ed è componente della Cabina di Regia Nazionale di Italia Viva con delega al PNRR.

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