Storie di ordinaria follia.
Le settimane passano, i problemi si accumulano, ma la regola di governo di Sicilia è sempre la stessa: tirare a campare! Tranne quando si parla di poltrone, di nomine, di spartizione di potere.
Come leggere diversamente quanto sta accadendo nei due dossier probabilmente più caldi ed importanti in questo momento, la gestione dell’emergenza idrica e la sanità?
Da una parte solita inerzia, inefficienza, infastidita disattenzione, al più qualche riunione fatta di parole in libertà, magari per lanciare l’ennesimo commissariamento o per distrarre il popolo con immagini futuristiche di nuovi e faraonici progetti.
La diga Trinità non regge e deve essere svuotata? Pazienza, intanto facciamo una riunione al Ministero delle Infrastrutture, nomineremo un consulente, forse addirittura un commissario. Tempi previsti? Boh…
I famosi dissalatori mobili, qualche settimana fa lanciati come panacea per la risoluzione di tutti i mali? Schifani deve ammettere, a denti stretti, che bene che vada se ne parlerà a fine 2025. Ma cosa importa, WeBuild (l’azienda del Ponte) ha presentato una proposta che in due anni ci darà miliardi di metri cubi di acqua fresca e pura…
Insomma, il nulla cosmico, parole per distrarre la massa, mentre l’estate 2025 è sempre più incombente. Come al solito, non ci resterà che pregare Giove Pluvio o qualunque altre divinità che soccorra Schifani e garantisca tanta pioggia.
Dall’altra parte, il prode Governatore ha trovato i responsabili del disastro Sanità in Sicilia e ha portato alle dimissioni l’Assessore ed i vertici dell’Ospedale Villa Sofia-Cervello. Detto in altro modo, si sono liberate tre caselle apicali, anche per il gioco del domino che ha coinvolto l’ASP Palermo.
La famelica maggioranza di centro-destra che ci governa ha subito drizzato le antenne ed è già iniziata la bagarre. Unica regola per i potenziali candidati: l’appartenenza politica; valore del merito, della professionalità, dei risultati raggiunti: zero.
Qui sì che la politica siciliana mette impegno, altro che affrontare il caos dei pronto soccorso, le liste d’attesa infinite, le carenze negli organici e tutte le altre vere emergenze. Nomine apicali, posizioni di potere, fonti di incarichi e di prebende. Con l’ovvio corollario delle ricadute in termini di voti.
Questa è la Sicilia. Quella che non vogliamo, ma che continuiamo a votare.
Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.