La sanità siciliana, un settore che sembra incapace di liberarsi dalle logiche politiche che ne compromettono la gestione è da tempo al centro di polemiche e ricca di inefficienze. Le recenti dimissioni di Giovanna Volo da assessore regionale alla Salute e la nomina di Daniela Faraoni, dirigente sanitaria di lungo corso, rappresentano l’ennesimo episodio di una vicenda che continua a deludere le aspettative dei cittadini.
Giovanna Volo, nominata nel novembre 2022 dal presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, portava con sé un curriculum tecnico invidiabile. Dirigente sanitaria con una vasta esperienza in strutture pubbliche, avrebbe dovuto affrontare una sanità regionale in profonda crisi, caratterizzata da liste d’attesa interminabili, pronto soccorso al collasso e scandali legati alla gestione delle risorse pubbliche. Non le è mai mancata la buona volontà nell’affrontare i problemi e le necessità di cambiamento, anche a fronte di una affermazione dell’orientamento politico della maggioranza di governo verso una autonomia sanitaria regionale certamente difficile da gestire nella situazione attuale della nostra Regione. Tuttavia, il suo mandato si è rivelato un percorso accidentato sin dall’inizio, complicato da una maggioranza politica poco incline a sostenerla e da vicende giudiziarie che ne hanno compromesso la credibilità.
Uno degli episodi più emblematici è stato il suo silenzio durante un confronto in Assemblea Regionale Siciliana (ARS) con il deputato Alessandro La Vardera di Sud chiama Nord. La Volo, incalzata su temi cruciali come le liste d’attesa e la trasparenza nella gestione dei fondi pubblici, non è riuscita a fornire risposte convincenti, alimentando ulteriormente le critiche alla sua gestione. Malgrado alcuni risultati positivi, come la stabilizzazione di parte del personale precario e una timida riorganizzazione amministrativa, la sua azione non ha mai davvero inciso sulle problematiche strutturali del sistema.
La situazione è precipitata quando la Procura di Messina l’ha iscritta nel registro degli indagati per presunti episodi di peculato e corruzione legati alla gestione del centro clinico privato NeMoSud. L’indagine coinvolgeva anche altri dirigenti sanitari e riguardava presunti favoritismi nell’assegnazione di risorse pubbliche. Sebbene Volo abbia sempre respinto le accuse, il caso ha contribuito a isolare ulteriormente la sua figura, privandola di quel sostegno politico necessario per proseguire nel suo incarico. Allo stesso tempo, l’opposizione ha denunciato la mancanza di una visione strategica per affrontare le emergenze del settore, trasformando l’assessore in un bersaglio ideale per le critiche.
Le dimissioni di Volo non sono state comunque il risultato di una valutazione tecnica sul suo operato, ma piuttosto di una scelta politica dettata dagli equilibri interni alla maggioranza di centrodestra. Dietro la sua uscita, infatti, si intravedono le pressioni di figure di spicco come Luca Sammartino, vicepresidente dell’ARS ed esponente della Lega in Sicilia, che aveva più volte criticato l’assessore per la sua scarsa incisività e per l’imbarazzo creato dai problemi comunicativi con l’Assemblea. La sostituzione di Volo appare così come una mossa strategica per garantire stabilità alla coalizione di governo.
La scelta di Daniela Faraoni come nuova assessora alla Salute ha suscitato reazioni contrastanti. Dirigente sanitaria con una lunga carriera amministrativa, la Faraoni vanta competenze tecniche di rilievo. Durante il suo mandato come direttore generale dell’ASP di Palermo, ha avviato processi di digitalizzazione e miglioramento logistico, cercando di rendere più efficiente il sistema. Tuttavia, anche il suo operato non è stato esente da polemiche. Alcuni esponenti dell’opposizione hanno denunciato l’assenza di risultati concreti, attribuendole una gestione percepita come troppo condizionata dalle dinamiche politiche. In passato, la sua figura era già stata al centro di critiche per presunti favoritismi in alcune nomine dirigenziali e per decisioni controverse nella distribuzione di risorse sul territorio.
La sua vicinanza a Luca Sammartino e Renato Schifani e la prontezza con cui è stata nominata nel ruolo all’atto delle dimissioni della Volo rafforzano il sospetto che la nomina risponda più a logiche di spartizione politica che a una reale volontà di riformare il settore. La Faraoni eredita una situazione drammatica: liste d’attesa interminabili, ospedali sovraffollati, carenza di personale medico e scandali giudiziari che continuano a minare la credibilità della sanità siciliana. A questo si aggiunge una cronica inefficienza nella gestione dei fondi, che rende la Sicilia una delle regioni italiane con il peggior rapporto tra risorse disponibili e qualità dei servizi erogati.
Le vicende giudiziarie che hanno segnato la carriera della Volo e le critiche alla Faraoni evidenziano come la sanità regionale rimanga ostaggio delle logiche di potere. L’Assemblea Regionale, che dovrebbe essere il luogo deputato al confronto sulle soluzioni per i problemi sanitari, appare invece trasformata in un’arena di scontri politici dove l’interesse collettivo viene spesso sacrificato. Schifani, pur avendo inizialmente puntato su una figura tecnica come la Volo, ha ceduto alle pressioni di Sammartino e di altri alleati, confermando l’incapacità della politica siciliana di affrontare seriamente le problematiche strutturali del settore.
La nomina di Daniela Faraoni non sembra segnare una discontinuità rispetto al passato, ma piuttosto una conferma dell’intreccio tra gestione sanitaria e dinamiche politiche. Se la Faraoni non riuscirà a conquistare un’autonomia operativa sufficiente, il rischio è che il suo mandato si traduca in un’altra occasione sprecata. I cittadini siciliani, che continuano a subire le conseguenze di un sistema inefficiente, meritano risposte concrete e un impegno reale per riformare la sanità regionale. Tuttavia, il contesto politico attuale lascia poco spazio all’ottimismo. Le dimissioni della Volo e la nomina della Faraoni sono l’ennesima dimostrazione di come il settore sanitario in Sicilia resti un campo di battaglia politico più che una priorità per il bene comune.
Già professore ordinario di Gastroenterologia dell’Università di Palermo e Direttore dell’UOC di Gastroenterologia del’AOUP “P. Giaccone”