In questi giorni si parla tanto di malasanità per i gravi fatti che sono successi nei vari ospedali siciliani. Pazienti che sono rimasti in barella al pronto soccorso per diversi giorni e qualcuno è anche deceduto. Sono fatti che non dovrebbero accadere in un paese civile. Adesso si cercano i colpevoli fra i medici o i vari direttori. Perché questa ipocrisia? Non voglio fare il difensore di nessuno, ma quale medico ha interesse a tenere un paziente su una barella per diversi giorni? Quale incapacità medica e organizzativa gli si può addebitare? Se questo avviene è solo perché non trova un posto letto in un reparto dove ricoverare il paziente. Perché cercare di camuffare il problema? Perché cercare responsabilità di altri e non dire che è colpa della politica regionale attuale e pregressa? Che non sa e non ha saputo adeguare il numero dei posti letto né alle esigenze reali della popolazione, che oltretutto continua a invecchiare, né a quelli previsti che dovrebbero essere il 3,7 per mille abitanti. A Palermo sono meno del 3 per mille e in Provincia di Trapani ancora di meno, intorno a 1,5 per mille. La media europea è oltre il 5 per mille abitanti.
Il fatto che un paziente rimanga in barella per diversi giorni non dipende sicuramente dalla carenza di medici, che c’è anche soprattutto nell’area di emergenza, ma solo dalla carenza dei posti letto. Se fatti così eclatanti non si sono verificati in Provincia di Trapani è solo perché tanti pazienti vengono trasferiti a Palermo anche per patologie non eclatanti, altri si ricoverano direttamente negli ospedali del centro nord, e tanti altri, stanchi di aspettare al pronto soccorso, si dimettono spontaneamente con le conseguenze che possiamo immaginare. Nella nostra provincia gli ospedali necessitano di almeno altri 600-700 posti letto, cioè il doppio di quelli esistenti oltre che di molti reparti specialistici. È un fatto gravissimo e senza logica che l’ospedale Paolo Borsellino costruito per poter ricoverare circa 250 pazienti, ne possa ricoverare un centinaio. Solo tenendo conto della popolazione Marsala- Petrosino avremmo bisogno di oltre 300 posti letto. Perché non vengono attivati gli altri? Molti marsalesi si rivolgono direttamente all’ospedale di Trapani sapendo che a Marsala spesso non sarebbero ricoverati per mancanza di posti letto. E così al S. Antonio Abate anche per questo motivo, vengono ricoverati molti più pazienti dei letti assegnati, anche oltre il 50 per cento, spesso in barella e lontani dai reparti di appartenenza, soprattutto nei reparti di area medica: medicina, pneumologia, cardiologia e neurologia.
Questa condizione comporta ovviamente una estrema difficoltà o impossibilità per il personale medico e di comparto a fornire una buona assistenza oltre a generare un grave stress psico fisico che aumenta il rischio di burnout. Ed è proprio questo uno dei motivi per cui alcuni medici si licenziano dagli ospedali pubblici. Se nel caso specifico, l’ospedale di Marsala fosse utilizzato per i circa 250 posti letto previsti, con il rispettivo personale, la situazione sanitaria a Marsala e in provincia migliorerebbe di molto. Perché non c’è questa volontà? Per quanto riguarda il padiglione Covid che doveva essere pronto nel maggio del 2021 e con cento posti letto, di cui alcuni di terapia intensiva e diagnostica dedicata, forse nel 2025 sarà pronto solo il seminterrato che verrà utilizzato come “pronto soccorso”. E gli altri due piani? E i venti milioni di cui i politici si vantavano che fine hanno fatto? Il nuovo pronto soccorso utile ma non necessario quanto verrà a costare? Solo per farsi le foto per la posa della prima pietra e prendersi meriti che non hanno? Dove sarà allocato il reparto di malattie infettive?
E per quanto riguarda l’ospedale di comunità che dovrebbe nascere anche a Marsala per migliorare l’assistenza territoriale, dove sarà realizzato? all’interno del Paolo Borsellino togliendo così spazio ai pazienti acuti? Ma quale visione di sanità ospedaliera c’è in questa regione e provincia? C’è necessità di posti letto e tengono un ospedale semi vuoto. Avevano deciso di fare un padiglione per malattie infettive, (forse troppo grande, ma in altre città della Sicilia li hanno portati a termine che io sappia) e stanno facendo un nuovo pronto soccorso. Avrebbero dovuto fare un ospedale di comunità per il territorio e toglieranno spazio ai pazienti acuti. Dov’è la politica locale, regionale e nazionale? Perché non risolvere i problemi reali senza fare continue chiacchiere e dannose per giunta? Dov’è il nuovo piano sanitario regionale? Oltretutto sarebbe assolutamente necessario dare ai nostri ospedali, piccoli o relativamente piccoli, un indirizzo ben preciso: il S. Antonio Abate per le malattie cardiovascolari, il Paolo Borsellino per quelle oncologiche, Salemi per la riabilitazione. Mazara e Castelvetrano con altri indirizzi e senza reparti doppioni che non servono ai pazienti gravi. Maggiori investimenti, minori sprechi, aumento dei posti letto con personale adeguato e una riorganizzazione degli ospedali in questa provincia sono scelte assolutamente necessarie per poter avere una sanità ospedaliera più decente.
Cardiologo, dal 2015 al 2020 sindaco di Marsala, già direttore dell'U.O. di Cardiologia dell'Ospedale di Trapani
Mi perdonerà lo stimatissimo dr. Di Girolamo, se mi permetto di formulare qualche considerazione sulle problematiche della sanità dell’estremo ovest siculo, che, a mio modesto avviso, andrebbe osservata da una lente più vasta della ‘provinciale’, considerato che a pochi chilometri dai confini astratti di une ente soppresso, ma ancora percepiti come più invalicabili del muro di Berlino, sorgono strutture ospedaliere di tutto rispetto, come Sciacca o Partinico, di cui si dovrebbe tener conto in termini di potenziale risposta all’utenza locale, trattandosi di pochi chilometri, di distanza autostradale o scorrimento veloce, percorribili in tempi inferiori a quelli occorrenti tra il Cervello ed il Policlinico in Palermo. Città dove, come giustamente ricorda Di Girolamo, molti pazienti dell’a zona finiscono con l’essere ricoverati per le carenze delle strutture sanitarie locali. E se così si accentua la problematica dei posti letto negli ospedali metropolitani, viene da chiedersi se, in periferia, sia veramente questa la priorità, pur non contestandosi i numeri cui si propone di rimediare, e non sia piuttosto quella dell’efficienza dei presidi locali. Negli ultimi anni l’ex provincia di Trapani, bisogna avere il coraggio di dirlo, è stata dilaniata da una vera e propria guerra di campanile dove ciascuno ha provato ad accaparrarsi il più possibile per la sua città di riferimento. Ne sono nate situazioni assurde che si è cercato di comporre non secondo criteri di efficienza tecnico-amministrativa, ma con il criterio dell’ “accontentare un pò tutti” (testuale da una dichiarazione alla stampa di un dirigente ASP) senza considerare che se collochi la chirurgia in un nosocomio e la rianimazione in quello vicino, non “accontenti tutti” ma rendi 2 strutture inefficienti. Idem se separi cardiochirurgia ed emodinamica, o radioterapia da oncologia. Perchè questo è successo negli ultimi anni (vittima, soprattutto, l’spedale di Mazara del Vallo, di cui gli antagonisti provarono a profittare negli anni tra il 2013 ed il 2017 in cui fu chiuso per ristrutturazione). Ma oggi questo nosocomio ha riaperto, dopo consistenti interventi. E’ pronto a riprendere tutte le funzioni. Cosa lo impedisce? Non certo la mancanza di posti letto, ma di medici. E’ qui che, a mio parere, bisogna impegnarsi a trovare soluzioni, non, mi perdoni Di Girolamo, non nel proporre ulteriori spostamenti di reparti, magari sempre a danno di Mazara, come leggo a proposito dell’’oncologia che ritengo non possa non accompagnarsi con la radioterapia. Oltretutto, mi pare che l’indirizzo ‘ben preciso’ ai nostri ospedali sia già stato dato, ove si consideri che con la previsione di DEA di 1° livello Mazara è prevista tornare l’ospedale di riferimento del Belice, come di fatto è dal 1968, quando fu la retrovia immediata nel sisma e rimase e si consolidò successivamente grazie anche all’autostrada, anche quella realizzata a seguito del sisma ed alla cui estremità si trova il suo ospedale, Cui si rivolge anche utenza di Petrosino del marsalese, che lo trovano più comodo da raggiungere rispetto alla struttura marsalese costruita, inopinatamente, in aperta campagna. Per dire che la pianificazione territoriale di area vasta ha un suo perchè e non può non riflettersi pure sulla sanità. E pazienza se il sindaco di un paese dell’interno, di 9000 abitanti, dove non nasce più nessuno, s’intestardisce a chiedere il punto nascita presso il presidio ospedaliero del paese vicino, non accontentandosi di quello della città appena più distante. Distante 10 minuti d’auto, quanti se ne impiegano dal Cervello non al Policlinico, ma a Villa Sofia. Scusate, ma questo è stato finora il livello delle discussioni in zona. E’ ora di cambiare.