Fare opposizione è certamente un compito difficile. A volte, raramente in verità, hai quasi la sensazione di voler attaccare chi governa ad ogni costo, di voler essere comunque su posizioni antitetiche contro le decisioni della maggioranza.
Poi, però, leggi un’intervista ad un’esponente della maggioranza di Governo, il vicepresidente della Camera eletto con Forza Italia a Palermo, l’onorevole Giorgio Mulè, e singolarmente trovi che le tue critiche al Governo Schifani e all’ARS sono anche le sue, rilevi larghi elementi di condivisione. E allora comprendi che non sono le nostre pagelle, le nostre critiche ad essere ingiuste, ma che l’esperienza Schifani è davvero fallimentare.
Mulè ritiene che i contribuiti a pioggia distribuiti ai deputati regionali con l’ultima legge di Stabilità siano “tradizioni normative della Regione che non fanno che aumentare la disaffezione dalla politica e rimandano ai privilegi del Regno delle due Sicilie”. Crede che “sia arrivato il momento di dare il buon esempio e togliere la carne che alimenta la bestia dell’antipolitica”. Giudica devastante lo stato di salute della Sanità siciliana in cui un paziente ha dovuto attendere otto mesi per il risultato di un esame istologico mentre il tumore lo devastava e che, di conseguenza, “la sanità deve essere un’ossessione per chiunque ha responsabilità politiche ed istituzionali”, aggiungendo che “intorno a Schifani ci si è occupati più di creare o conservare posti di potere, piuttosto che pensare ai posti letto”. Mulè, infine si dice mortificato dinanzi all’emergenza idrica, degli incendi, del lavoro, concludendo: “è tempo di agire ed affondare il bisturi della responsabilità in questo ventre molle siciliano”.
Che dire? Per un attimo leggete i virgolettati dimenticando chi ha detto queste cose. E domandatevi se l’intervistato è Davide Faraone, Giorgio Mulè o Fabrizio Micari.
Con ogni probabilità, tutto questo dimostra che Forza Italia non è così granitica come potrebbe sembrare. Che sono un atto dei riposizionamenti, magari ancora sotterranei. Ma in ogni caso, non siamo soli a pensare che Schifani e l’ARS stanno dando una pessima prova di sé, che la Sicilia ha bisogno di un Governo che governi, che riprenda una spinta propulsiva, che superi le emergenze, che programmi, che davvero si impegni per il bene di questa terra. E che questa sensibilità non è patrimonio esclusivo di Italia Viva.
Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.