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IL FUTURO E’ GIA’ PRESENTE, MA IN SICILIA NON SI VEDE.

Commento di MARIO MANCUSO

A Palermo si muore di una malasanità colpevole, 250 mila cittadini sono sottoposti al razionamento idrico, l’immondizia resta per le strade, le stesse strade sono diffusamente piene di buche; a livello regionale la confusione regna sovrana nella programmazione e nella gestione, le partecipate non brillano per efficienza e produttività, ma si trova comunque il modo di aumentarne i costi.

Di fronte a tutto questo, la narrazione del governo regionale resta autoassolutoria e perfino enfaticamente autocelebrante, rimanendo tuttavia su livelli di estrema superficialità appiattiti sulla citazione di qualche dato di analisi prodotto da qualche Istituto.

L’ultima in ordine di tempo è emersa in un recente incontro presso la CCIAA di Palermo dove è stato presentato uno studio dell’Istituto Tagliacarne. “Palermo sta diventando un modello di crescita economica, non solo per la città ma per l’intera Sicilia”, ha detto un assessore regionale presente all’evento. Evidentemente si stava parlando di un’altra Palermo.

Crediamo che sia interessante, parlando di dati economici, riferirsi alle informazioni che in ordine di tempo sono le più aggiornate e vicine, l’aggiornamento congiunturale sull’economia della Sicilia prodotto dalla Banca d’Italia nel novembre 2024.

Il quadro di sintesi che viene citato riporta testualmente (stralcio): “Nel primo semestre 2024 l’attività economica della Sicilia ha continuato ad espandersi, il prodotto è cresciuto di circa un punto percentuale rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; la variazione è stata superiore a quella della media nazionale e a quella del Mezzogiorno. La congiuntura del settore industriale è stata debole, pur beneficiando dello stimolo del PNRR. La quota di imprese che hanno rivisto al ribasso i programmi di investimento ha prevalso su chi ha investito più del previsto. L’attività delle imprese delle costruzioni è aumentata, sostenuta dalla realizzazione delle opere pubbliche bandite negli anni recenti. Nonostante il rallentamento dei consumi e delle presenze turistiche, l’andamento del terziario si è mantenuto positivo. Nel complesso le aziende con fatturato in aumento hanno prevalso su quelle che hanno subìto una riduzione e la redditività è rimasta positiva per la maggior parte delle imprese. Un’attività di investimento ancora contenuta, tassi di interesse su livelli elevati e una maggiore cautela da parte degli intermediari finanziari si sono riflessi in un calo dei prestiti del settore produttivo, soprattutto per le imprese di minori dimensioni e per quelle delle costruzioni. Le condizioni del mercato del lavoro siciliano hanno continuato a migliorare; l’occupazione è aumentata in misura superiore alla media nazionale; la crescita del numero degli occupati ha riguardato tutti i settori con l’eccezione dell’agricoltura e del comparto del commercio, alberghi e ristoranti.

Se questo è il quadro, piuttosto che esultare bisognerebbe lavorare con gli obiettivi specifici di una programmazione ragionata e strategicamente orientata per consolidare eventuali andamenti positivi e correggere nel senso voluto quelli che positivi non sono. E qui casca l’asino.

Ci piacerebbe davvero sentire un qualunque membro di questo governo che, commentando in maniera approfondita e disaggregata un dato, spiegasse, citando numeri e informazioni di dettaglio, in che modo l’azione governativa ha influito su quel risultato. È un invito che ci sentiamo di rivolgere da queste pagine e aspettiamo, senza troppa fiducia, che qualcuno lo accolga.  

Nell’attesa, suggeriamo al governo regionale di avviare una seria riflessione sul grado di digitalizzazione, assolutamente inadeguata, di tutta la pubblica amministrazione siciliana.

Viviamo in un mondo il cui primo valore di riferimento sono i dati. È dall’analisi dei dati che si ricava l’informazione che è indispensabile per effettuare le elaborazioni che consentono di realizzare scelte consapevoli e ragionate. Se non vogliamo restare al tempo delle caverne mentre il futuro sovrastante si allontana da noi, piuttosto che celebrare poco significative percentuali, l’attuale Governo regionale dovrebbe effettuare scelte strategiche ben orientate e coerenti con le opportunità offerte dallo sviluppo dell’IA già sperimentate con successo in Italia e all’estero in tanti settori. L’enorme capacità di computazione offerta da computer sempre più potenti, lo sviluppo dell’IA, ha già aperto le strade ad un futuro diverso che è già una realtà in altre città.

La rivoluzione in atto non aspetta; non cogliere il fenomeno significa condannarsi e condannare noi, i cittadini siciliani, a restare al tempo delle caverne. E allora proviamo a suggerire un paio di spunti.

Settore sanitario – Al Policlinico Gemelli di Roma tutto è digitalizzato: le storie cliniche, le analisi per paziente, ogni dato è analizzato, indirizzato al settore ricerca, rielaborato, utilizzato in rete da tutti i settori allo scopo di razionalizzare ed efficientare tutte le prestazioni. Il patrimonio di informazioni del mondo sanitario grazie all’IA è utilizzato allo scopo di fornire il miglior servizio possibile al paziente, in termini di velocità e di accuratezza, sia in fase di accoglienza che di diagnosi e di cura, con risultati eccellenti. Possiamo chiedere al Governo regionale di farci sapere come stanno le cose nella gestione delle cure sanitarie in Sicilia? A che punto siamo con le informazioni sanitarie in rete? E con il fascicolo sanitario elettronico?  

Gestione del territorio – A Zurigo grazie all’IA è stato creato un gemello digitale di tutta la città che ha reso possibile programmare gli interventi urbanistici valutandone, in fase di analisi preventiva, anche l’impatto delle ombre, le variazioni del rumore, le variazioni nel traffico, l’impatto climatico.

E in Sicilia che succede? A che punto siamo? Esaminando quali tipi di informazioni programmiamo lo sviluppo urbanistico del territorio?

I vaniloqui sulle magnifiche sorti e progressive dell’Isola, infarciti con percentuali da prefisso telefonico citati un po’ a caso, sono davvero disarmanti a fronte dello stato pietoso di pressoché tutti i settori in cui si articola la Amministrazione regionale, in primis, come sanno bene i cittadini siciliani, della Sanità e della Gestione del Territorio.

Quando il saggio indica la Luna, lo sciocco guarda il dito (detto ZEN).

Mario Mancuso
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Mario Mancuso, già dirigente del Monte dei Paschi di Siena, è stato componente del CdA del Fondo nazionale pensione complementare della scuola, componente del consiglio direttivo della CCIAA di Siracusa, dirigente sindacale del settore credito. Artista poliedrico ha curato regie teatrali amatoriali, e partecipato a collettive e mostre personali di pittura. È laureato in Scienze e tecniche Psicologiche.

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