Editoriale di FABRIZIO MICARI e GIOVANNI PEPI
Matteo Salvini è stato assolto. E con formula piena, perché il fatto non sussiste.
Non entriamo, naturalmente, nel merito della sentenza. Le sentenze si applicano, non si discutono e, comunque, se le si volesse discutere, bisognerebbe analizzare l’aspetto propriamente giuridico, stando attenti a non scivolare sul versante della politica. Nel caso della sentenza su Salvini bisognerebbe dunque stabilire se sussistevano, in punto di diritto, i reati si sequestro di persona e di rifiuto di atti d’ufficio. Nient’altro. I giudici di Palermo hanno ritenuto di no. Ed hanno assolto. Vedremo le motivazioni.
Vogliamo, invece, proporre un paio di riflessioni politiche collegate alla sentenza.
Tema migrazioni. Costringere uomini, donne e bambini, in condizioni disperate, a “bighellonare” (per usare le ciniche e sprezzanti parole dell’avvocata di Salvini) per 19 giorni nel Mar Mediterraneo alla disperata ricerca di un porto disponibile ad accoglierli è ingiusto, cattivo, disumano. Come bene ha scritto pochi giorni fa Mario Mancuso su questo blog, la Patria in cui noi crediamo è il luogo che accoglie, salva, aiuta, è capace di creare futuro e di dare senso alla speranza, soprattutto protegge la vita.
È compito della Politica superare un mondo ingiusto in cui si intrecciano da tempo errori ed orrori, con disuguaglianze forti, dove si muore per fame, dove l’orrore delle armi è ancora grande. Non possiamo non tener conto di tre cose. Primo: non c’è una regione in Italia, né un Paese nell’Occidente, a cominciare da quelli europei che vuole ospitare gli immigrati irregolari in casa propria. Secondo: in aggiunta ad ogni sacrosanto ed indiscutibile aspetto umanitario, gli immigrati sono necessari in Occidente ed in Europa, a cominciare dall’Italia. Terzo e conseguente: è urgente giungere ad accordi internazionali e a progetti nazionali per mettere in equilibrio, attraverso l’accoglienza e l’integrazione programmata, i diritti dei migranti e i bisogni dei territori. È questa la questione cruciale, superando cinismo e propaganda.
Tema giustizia. Venerdì sera – ma anche qualche giorno prima a Firenze con la sentenza con cui sono stati prosciolti, su temi del tutto diversi, Matteo Renzi e Maria Elena Boschi – la magistratura giudicante ha dato prova di indipendenza dal potere politico, anche nel confronto con la magistratura inquirente, come è giusto che sia.
Le sentenze assolutorie dimostrano che, forse, soffia un vento nuovo. In questi decenni la confusione di ruoli e di compiti tra Politica e Giustizia, tra partiti e magistratura ha provocato danni enormi. Tentativi di utilizzare la giustizia per colpire gli avversari politici, demonizzazione della magistratura quando invece si è indagati, ma anche indagini e inchieste talora manifestamente condotte per indebolire alcuni protagonisti della Politica: tutto questo ha creato ulteriori ingiustizie.
Le sentenze lasciano sperare che sia possibile, finalmente, puntare alla necessaria riforma della giustizia, con interventi importanti volti alla riduzione dei tempi dei processi. Una riforma che rispetti il principio dell’indipendenza e del bilanciamento dei poteri come garanzia della democrazia e che riconosca i profili di responsabilità dei giudici che commettano gravi errori giudiziari. Una riforma che realizzi la “giustizia giusta” con più terzietà del giudice, meno processi mediatici, più diritti per gli inquisiti, meno violazioni della presunzione di innocenza che la Costituzione prevede. Speriamo. Speriamo che le sentenze non siano rondini senza primavera.
Credo poco che la magistratura stia rientrando nei ranghi che la costituzione gli ha affidato. C’è invece la ulteriore dimostrazione che non tutti i giudici agiscono per fini politici e l’eccezione conferma la regola.