Nel cuore di Palermo, tra il Politeama, via Villafranca, via Dante e via Paternostro, insiste un vero e proprio squarcio urbano: si tratta dell’immobile dell’IPAB Principe di Palagonia e Conte di Ventimiglia distrutto dai bombardamenti del 1943 e mai oggetto di recupero. Recentemente alcune associazioni culturali e ambientali (Touring club, Salvare Palermo, Italia Nostra, Settimana delle culture ed altre) hanno lanciato un nuovo allarme, chiedendo un intervento di rigenerazione urbana, appello che sentiamo di condividere in toto.
In verità, non è la prima volta che le condizioni di degrado dell’immobile, a 81 anni dal bombardamento, sono poste all’attenzione dell’opinione pubblica. Nel masterplan, presentato nel novembre 2011 da Confindustria Palermo, redatto da architetti di valore come Gianluca Peluffo e Alfonso Femia, l’immobile era incluso tra le sette aree pubbliche abbandonate o sottoutilizzate da recuperare. Dopo la presentazione, l’allora Governatore Raffaele Lombardo incluse con una delibera-lampo tutti i progetti del masterplan tra le opere di interesse strategico, ma da allora niente di concreto è successo.
Le ultime notizie dicono che per decidere cosa fare e come intervenire bisognerebbe aspettare l’esito di una causa per sfratto. La verità è che, nella Sicilia dei Commissariamenti, un intervento di tale importanza non può essere lasciato sulle spalle del solo commissario dell’IPAB, per quanto dotato di poteri e capacità straordinari. Oltre al governo regionale che è proprietario del complesso, infatti, anche l’attuale amministrazione comunale è chiamata a farsi carico di idee e soluzioni concrete da mettere in atto nel medio periodo, senza rifugiarsi nella palingenesi urbanistica di quello che doveva essere il PRG per la precedente giunta o il PUC per la giunta attuale. Dopo 80 anni, uno squarcio ubano di queste proporzioni, nel pieno centro di Palermo non è tollerabile.
