Commento di PIETRO MASSIMO BUSETTA
Siamo a fine anno, è tempo di bilanci.
Bastano pochi dati fondamentali per comprendere cosa è successo nella nostra realtà siciliana. Semplicemente, anche quest’anno, 25.000 ragazzi sono andati a lavorare e a produrre per altre realtà del Nord o dell’Europa, con un costo per la Sicilia di oltre 5 miliardi, considerato che la formazione di ciascuno di essi costa 200.000 €.
In Sicilia continua a lavorare solo una persona su quattro, considerato che abbiamo 1.400.000 occupati compresi i sommersi, e quasi 5 milioni di abitanti. La mobilità all’interno dell’Isola e quella per arrivare nel resto del Paese sono monche: anche ammesso che il Ponte sullo Stretto di Messina stia arrivando alla fase decisionale finale, gli effetti arriveranno dopo il 2032. E, nel frattempo, in larga parte lo stiamo pagando noi siciliani e meridionali, e caro, perché la maggior parte del costo sarà a carico dei Fondi Sviluppo e coesione destinati ad altre opere indispensabili per tutto il Mezzogiorno.
In tale frangente il Governo regionale si trastulla con i treni della speranza per far rientrare i nostri poveri giovani emigrati e con il contributo ai voli aerei che sa tanto del pesce dato al povero colonizzato, piuttosto che fornire l’insegnamento a pescare.
Come se non bastasse, la classe dominante estrattiva si riorganizza in nuove aggregazioni e vecchie consorterie, ben sapendo che il voto non è una libera manifestazione di adesione e consenso, ma una proprietà che alcuni continuano a possedere come fosse loro patrimonio. La maggior parte della popolazione si estranea dalla politica perché ritiene che essa non guardi al bene comune. Non è ancora chiaro quando cominceremo a scendere in piazza e a ribellarci rispetto a una gestione fallimentare. Ma la pazienza ha un limite e anche se la rana è nella pentola a bollire forse troverà il coraggio per fare un salto salvifico.