Commento di GIOVANNI PEPI
Fabrizio Micari denuncia pratiche clientelari, alla Regione Sicilia, su contributi a sagre e attività culturali. Ha ragione. Questa democrazia alla siciliana è ormai un miscuglio di metodi indecenti che minacciano l’efficienza e la libertà.
Intendiamoci. Non si condannano in astratto sussidi e sostegni pubblici ad attività private. Ormai tutti i paesi, nell’ Occidente capitalistico e liberale, scoprono l’importanza e la necessità degli interventi statali. Il punto è nelle regole. Se questi sostegni sono concessi in base ai meriti e alla qualità dei destinatari, con valutazioni trasparenti accertabili da tutti, possono costituire una buona spinta alla crescita e allo sviluppo. Se, invece, come alla Regione avviene, sono elargiti secondo logiche spartitorie e di scambio, perché chi li riceve possa mantenere o aumentare i suoi consensi elettorali, sono deleteri e dannosi. Abituano tutti a non competere, a non puntare alla qualità, a non investire, ma solo a cercare amici, ad assicurarsi protezioni e tutele.
Insomma, nel primo caso avremo sviluppo. Nel secondo sottosviluppo. Noi siamo a questo. Dobbiamo continuare così? A quanto pare è quello che la nostra Politica sceglie di fare. E i risultati sono sotto gli occhi tutti. Si alimenta in questo modo un apparato di potere che sostituisce l’interesse al bisogno. L’aumento dell’astensionismo alle urne dimostra bene quanto in questo modo la politica si allontana dalla gente.
C’è però un’altra considerazione da fare. La politica decade e gli elettori attivi flettono sempre di più. Il Potere si blinda nelle sue stanze, chiude porte e telefoni ai cittadini aprendo solo a quanti “appartengono “ al sistema . La società si biforca tra cittadini dentro e cittadini fuori.
Il non voto però non è una scelta utile. É invece necessario partecipare e sollecitare riforme concrete per passare dalla democrazia dello scambio alla democrazia della competenza e del merito. Se c’è una priorità che noi di Italia Viva dobbiamo ritenere centrale è proprio questa. Elaborare e proporre modelli di gestione pubblica che aprano ai capaci, nel rispetto di procedure trasparenti e uguali per tutti. Ma non ci siamo. Si sceglie l’interesse, la richiesta, l’appartenenza quando è necessario. Poi il rifiuto, l’indifferenza verso la politica quando la politica non serve.
Mi diceva un deputato con il quale discutevo della bassa partecipazione alle urne: “Già le urne si svuotano. Ma vai a vedere quanto piene sono, dopo il voto, le anticamere degli assessori e dei potenti per chiedere favori.” Anche su questo dobbiamo riflettere. Anche a questo un partito come il nostro deve adeguare azione e strategia.
Un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.
La politica dello scambio evoca l’idea dell’economia del baratto ma nel baratto io io scambio una cosa mia con ina cosa tua. Nella politica dello scambio tu politico ti appropri di una cosa dei cittadini e la usi nell’interesse tuo e dei tuoi amici o beneficiari. Diciamocelo chiaramente la politica dello scambio è una pratica delinquenziale.