Per la 102esima volta (o forse sono 103?), Renato Schifani ha annunciato una svolta nella gestione dei rifiuti in Sicilia, l’imminente costruzione dei termovalorizzatori. Data prevista per l’inizio dei lavori settembre 2026, tempi di realizzazione previsti 18 mesi.
L’annuncio di Schifani è il consueto insieme di trionfalismo, mistificazione e approssimazione che caratterizza l’azione del nostro governatore. Abbiamo trovato una situazione di totale degrado, dice Schifani, con un sistema fondato su discariche ormai al collasso e abbiamo adottato uno strumento fondamentale, il Piano rifiuti.
In realtà, il Piano dedica ben poca attenzione alla raccolta differenziata, che, invece, deve essere proprio il focus di qualunque piano dei rifiuti. È la raccolta differenziata a permettere il recupero di materiali pregiati nell’ottica dell’economia circolare e quindi a rendere concreta l’affermazione: il rifiuto come risorsa e non come emergenza.
Nelle regioni virtuose, la raccolta differenziata è non inferiore al 65%, esiste una vera e propria industria del recupero del rifiuto differenziato, che viene conferito a consorzi come il CONAI, diventando fonte di reddito. In Sicilia no.
Ma il governatore è lanciato solo in una direzione, gli ormai mitici termovalorizzatori, parla solo di questo, che considera la soluzione di ogni male.
Come se potesse bruciare ogni rifiuto nei termovalorizzatori, producendo energia. Qualcuno dei suoi collaboratori dovrebbe spiegargli che i termovalorizzatori sono l’ultimo step del ciclo e che può essere conferita ai termovalorizzatori SOLO la frazione secca che viene fuori dal trattamento TMB della raccolta non differenziata. Grosso modo, i due terzi dei rifiuti non differenziati.
In ogni caso: se il governatore è così convinto della insostituibilità dei termovalorizzatori, perché ha perso tanto tempo? Perché non ha sostenuto l’emendamento di Italia Viva del 2022 in occasione della prima Legge di Bilancio targata Meloni per estendere alla Sicilia quanto fatto per Gualtieri a Roma?
Perché ha bloccato i progetti già esistenti ed in qualche caso già a buon punto dal punto di vista del percorso autorizzativo, in particolare quelli presentati in risposta alla call lanciata ad inizio 2022 da Musumeci? Tra di essi, quello proposto dalla Si Energy (gruppo Alfa Acciai) aveva ottenuto un parere positivo dalla CTS regionale presieduta dall’ex assessore Armao. Tutto bloccato dal governatore.
Schifani parla anche della scelta del suo governo di procedere al finanziamento totalmente pubblico, ricorrendo ad 800 milioni del FSC. Così facendo è tornato al punto di partenza, di fatto perdendo alcuni anni e continuando, come dice lui stesso, a far spendere ai siciliani oltre cento di milioni di euro all’anno per il trasporto dei rifiuti.
Non solo: ha rinunziato ad altre opere realizzabili sul FSC necessarie per colmare i divari tra la Sicilia ed il resto del Paese. Infine, ha prestato il fianco a diversi ricorsi che oggi gravano sulla prosecuzione dell’iter da lui voluto. E non per “interessi di parte, vecchie logiche a volte ambigue”, come più volte ha detto, ma per un legittimo interesse industriale di chi aveva investito sulla logica del project financing.
Come sempre, un presidente disastroso.
Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.
Continuiamo a svelare gli “inganni” che vengono propinato all’opinione pubblica. La speranza è che a poco a poco qualcuno si svegli dal torpore e si aggiunga a noi.
Ottimo articolo.