Due femminicidi che nel giro di una settimana hanno sconvolto Palermo, città di cui entrambe le vittime erano originarie. Laura e Sara belle, giovani, impegnate nello studio e nel lavoro, con una vita davanti e tanti progetti da realizzare. Donne con storie diverse, legate dallo stesso tragico epilogo, uccise da un uomo.
Per Laura un amore tradito dalla ferocia, per l’altro un’ossessione sfociata nel sangue.
Due femminicidi che allungano la lista di un fenomeno che sembra essere incontrollabile.
Solo tra gennaio e marzo 2025 sono stati 21 i casi di femminicidio in Italia, una donna ogni tre giorni muore uccisa per mano di un uomo, a cui si aggiungono i recentissimi femminicidi di Ruslana e Sabrina.
Fare crescere la presenza delle donne nei luoghi di lavoro, nel sociale, nelle istituzioni contribuirebbe a far crescere l’educazione di genere, per superare le cause principali della violenza sulle donne e il fenomeno dei femminicidi, che risiedono nelle disuguaglianze storiche e culturali tra uomo e donna, in virtu’ di una cultura patriarcale che enfatizza la superiorità maschile e la sottomissione delle donne.
La violenza contro le donne è un fenomeno globale, trasversale e strutturale che attraversa paesi, generazioni e differenti modelli sociali. La violenza di genere è una epidemia globale.
113 femminicidi, 6587 violenze sessuali, denunce per stalking, questi sono alcuni dei dati elaborati per il 2024 dal Servizio Analisi Criminale del Ministero dell’Interno.
40mila sono state le chiamate al numero anti violenza 1522, con un incremento dell’83,5%, la violenza che è riportata preminente è quella di tipo domestico.
Il “Codice Rosso” del 2019 rafforzato nel 2023 con le modifiche volute dalla Ministra Roccella, ha previsto esclusivamente inasprimenti delle pene. Nel “Libro Bianco per la formazione sulla violenza contro le Donne del Dipartimento pari opportunità“ si dice testualmente “… che è auspicabile che il femminicidio diventi un delitto a sé perché, come accaduto con l’approvazione dell’art. 416bis (associazione di stampo mafioso), lo Stato, in tutte le sue articolazioni, decise di definire quel complesso fenomeno, con le sue peculiarità, opponendovisi, innanzitutto, attraverso l’attribuzione di un “nome”
Nominare il reato di femminicidio nel codice penale, accostandolo ai reati di mafia, non solo è una assurdità, ma fuffa politica.
Le leggi sono carenti, la cultura e l’educazione sentimentale sono assenti. Così continuano a crescere generazioni di ragazzi e ragazze disabituati alla frustrazione, alla sconfitta, ai dinieghi, li facciamo vivere dentro una società dove l’apparenza sembra l’unica salvezza.
La filiera della violenza si rinnova ogni giorno mentre sembra che ormai giustifichiamo qualsiasi cosa. E non può essere consolatorio sapere che la Sicilia è la regione con meno casi.
Le istituzioni e ognuno di noi ha un ruolo da svolgere in questo processo di costruzione di una società più paritaria e libera dal sistema patriarcale, dalla mascolinità tossica, dal machismo e dalla misoginia. Innanzitutto, è cruciale promuovere maggiormente l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole di ogni ordine e grado.
Fondamentale è, anche, diffondere la cultura del consenso sessuale e allo stesso tempo, è cruciale creare un ambiente in cui le vittime di violenza si sentano ascoltate, supportate e tutelate dalla società e dalle istituzioni. Indispensabile diventa il sostegno ai centri antiviolenza e alle case per le donne vittime di violenza.
Solo attraverso un impegno collettivo possiamo sperare di cambiare queste dinamiche e costruire una società più egualitaria, rispettosa e inclusiva. Anche la responsabilizzazione individuale gioca un ruolo chiave, incoraggiando le persone a rifiutare e contrastare attivamente qualsiasi comportamento sessista, dal catcalling alla violenza sessuale.
In Sicilia, ci sono diversi centri antiviolenza per le donne, che vivono grazie all’impegno volontario di donne e uomini, tra cui:
- Centro Antiviolenza “Beato Giuseppe Puglisi” in via San Ciro, Palermo. Il numero di telefono è 091.6301150.
- Centro Antiviolenza “Sambaia”: in via Capitano Luigi Giorgi, 3, Bagheria.
- Centro Antiviolenza “Lia Pipitone”: in via Montepellegrino, Palermo.
- Associazione Le Onde ONLUS: in viale Campania 25, Palermo.
- Associazione Thamaia ONLUS: in Via Macherione 14, 95127 Catania.
- Associazione DonneInsieme “Sandra Crescimanno”: in c/da Costa della neve, s.n.c., Piazza Armerina.
- CEDAV Centro donne antiviolenza ONLUS: in Via del Vespro 65, 98123 Messina.
- Associazione Al tuo fianco Onlus: in Via Umberto I 198, Roccalumera (ME).
Importante strumento si è rivelato il numero gratuito nazionale 1522, attivo 24 ore su 24.
Diffondiamo questi strumenti, dobbiamo aiutare le donne a denunciare!
Per il Governo Meloni il contrasto e la promozione della cultura della parità di genere, sono solo parole, per loro è meglio sbandierare lo strumento penale che è a costo zero.
Come dice Renzi la classe dirigente di oggi agisce solo per Slogan!
Noi donne e uomini di Italia Viva, invece, dobbiamo fare politica.
Commercialista e Revisore legale. Per oltre 30 anni impegnata nell’associazionismo d’impresa e, dal delitto di Libero Grassi, nell’associazionismo antiracket e antiusura. Vicepresidente Comitato Pari Opportunità ODCEC di Palermo. Componente di Giunta della Camera di Commercio di Palermo-Enna per due mandati e componente del Consiglio Camerale per quattro mandati fino al 2023. Responsabile Pari Opportunità di Italia Viva Sicilia
Condivido molto il tuo pensiero Rosanna . Prima di pensare all’inasprimento delle pene si dovrebbe investire sulla prevenzione , attraverso anche l’ attività nelle scuole a partire dall’infanzia affinché una formazione verso il rispetto per l’alto sia alla base della crescita e dello sviluppo dell’individuo .