Qualche giorno fa che il Ministero dell’Economia e Finanze ha bocciato l’emendamento della maggioranza di governo al DDL per le liste di attesa che avrebbe allargato lo screening mammografico a livello nazionale alle donne nella fascia di età 45-74 anni (da 50-69).
Era stato previsto l’investimento di sei milioni di euro, che avrebbe consentito un diritto allo screening ad un numero maggiore di donne. L’emendamento in questione era stato approvato in Commissione Sanità, ma ha trovato il parere negativo del Mef durante l’esame delle proposte di modifica in Commissione Bilancio, così come quello che istituiva un fondo di 5 milioni per tre anni per le patologie oculari.
Secondo il Mef le coperture finanziarie proposte non sarebbero sufficienti a sostenere la misura che avrebbe permesso di diagnosticare precocemente molte più neoplasie in donne a rischio.
L’opposizione, in testa Italia Viva, al riguardo hanno attaccato la presidente Meloni, prima donna premier che ancora una volta le donne non se le fila proprio, e avalla un provvedimento che da un altro duro colpo al sistema sanitario che già è in affanno e fatica a garantire servizi essenziali, come dimostrano i fatti dell’ASP di Trapani.
In Sicilia, pertanto, lo screening mammografico rimane previsto per le donne dai 50 ai 69 anni, mentre altre regioni, usando la loro autonomia, hanno già ampliato la fascia di età.
Si assiste così ad una disparità di trattamento da regione a regione che porta i cittadini italiani ad essere catalogati in serie A, serie B e addirittura serie C andando a ledere il principio costituzionale di uguaglianza che vorrebbe tutti i cittadini con pari dignità sociale.
Per il Governo Meloni mettere soldi sulla prevenzione sanitaria non significa investire sulla tutela della salute, né possiamo sperare che il Governo Schifani, come hanno fatto altre regioni, ampli la fascia di età delle donne da proteggere, e magari, possibilmente, dal quarantesimo anno di età. Le donne che vogliono fare prevenzione saranno costrette a rivolgersi al privato pagando di tasca propria tanto per cambiare.
Ancora una volta un danno sulla pelle delle donne! Secondo l’ISTAT, circa 4,48 milioni di persone hanno rinunciato a visite specialistiche o esami diagnostici, di cui 2,5 milioni per ragioni economiche.
Queste cifre stanno a dimostrare che il diritto alla salute, sancito dalla Costituzione, non è priorità nell’agenda Meloni e tanto meno in quella di Schifani.
Commercialista e Revisore legale. Per oltre 30 anni impegnata nell’associazionismo d’impresa e, dal delitto di Libero Grassi, nell’associazionismo antiracket e antiusura. Vicepresidente Comitato Pari Opportunità ODCEC di Palermo. Componente di Giunta della Camera di Commercio di Palermo-Enna per due mandati e componente del Consiglio Camerale per quattro mandati fino al 2023. Responsabile Pari Opportunità di Italia Viva Sicilia
….e dimostra anche che la discriminazione nei confronti delle donne riguarda pure il primo governo guidato da una donna in Italia.