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AGRIGENTO: DOVE SONO SINDACO E PRESIDENTE DELLA REGIONE?

Svaniscono gli ultimi sussulti di speranza per recuperare un evento che era partito male e sta proseguendo peggio. Prima l’incredibile, mai motivata, esclusione dell’On. Mangiacavallo, anima del progetto, anche su un piano formale.

Poi l’uscita imposta al Dr. Minio, persona per bene e competente, nelle cui mani era stata affidata la Fondazione. Ma con le dimissioni di Roberto Albergoni, “stratega per tutte le stagioni”, ma anche direttore generale della Fondazione, si è proprio toccato il fondo. 

I cittadini di Agrigento meritano risposte chiare precise e puntuali ma regna un silenzio surreale sulla vicenda “Agrigento Capitale Italiana della cultura”.

Il Presidente Schifani, che ha di fatto commissariato la fondazione, avocando a sé ogni decisione importante, aveva anche dichiarato che questo evento, fondamentale per il rilancio del territorio, doveva essere salvato ad ogni costo, posto che un fallimento si sarebbe tradotto in un fallimento per l’intera Sicilia.

Oggi il Sindaco che il Presidente Schifani sono egualmente responsabili di non essere riusciti a prendere in mano la situazione, e neppure di colmare gli enormi e colpevoli ritardi. Resta la beffa di una città gravemente danneggiata nella sua immagine.

A chi attribuire, oggi, le mancate risposte, la disattenzione, l’arroganza, verso le tantissime associazioni e ai cittadini che, da sempre, si erano messi a disposizione per favorire dialogo e crescita, e che di recente, con l’osservatorio permanente, rimangono fermamente intenzionati a dire la loro? C’è stata solo miopia o si sono privilegiati altri aspetti, quali l’appartenenza politica, l’affarismo, il clientelismo?

Di Capitale della Cultura 2025 resta una città mortificata, a cui è impedita la crescita, a cui sono negati i servizi essenziali, nella quale prevalgono le logiche peggiori e dove viene meno anche la speranza.

Agrigento, con la sua storia, è da sempre Capitale della cultura, ma alle glorie del passato occorre affiancare un presente sostenibile, per poter immaginare un futuro luminoso, quale meta turistica tra le più attrattive, nella quale si possa tornare a lavorare, a investire, a sperare.

A questo, si è detto, doveva servire la candidatura a Capitale Italiana della Cultura, il più grande tra i tradimenti di cui gli agrigentini porteranno ricordo. 

ROBERTA LALA
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Coordinatrice IV città di Agrigento, imprenditrice, Vice presidente Akragas Calcio, già assessore alle pari opportunità , servizi demografici e protezione animali.

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1 commento

  1. Nel disastro generale, di cui purtroppo c’erano già stati inequivocabili indizi, il 28 marzo è stata inaugurata, con due mesi di ritardo, l’attesa mostra su Agrigento e i Chiaromonte. Bene. È un’iniziativa del parco archeologico, i fondi sono regionali. Ma all’indomani delle dimissioni di Albergoni, né Schifani né Scarpinato né i vertici del dipartimento ritengono opportuno essere presenti.
    Domanda: si sta cercando di accreditare l’idea di un doppio binario, quello della Fondazione Agrigento Capitale arenato nelle inefficienze e nei ritardi, e invece quello degli “eventi collaterali” gestiti in proprio dalla Regione perfettamente funzionante? Perché non è così: unica è l’immagine del patrimonio culturale della Sicilia sfregiato dall’insipienza, e dal fallimento di Agrigento Capitale non potrà di certo sottrarsi il Governo siciliano. Oltre a quelle politiche e gestionali esistono infatti responsabilità culturali.Appunto.

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