Dopo quasi tre anni di governo regionale guidato da Renato Schifani, il sistema sanitario siciliano versa in condizioni che possono essere definite, senza timore di smentita, drammatiche. A marzo 2025, analizzando i dati del primo trimestre dell’anno, la situazione appare ulteriormente aggravata rispetto al già critico quadro del 2024.
Chi, come me, ha dedicato oltre quarant’anni alla sanità pubblica siciliana, assistendo dall’interno alle sue trasformazioni, non può che constatare con profonda amarezza il continuo deterioramento di un servizio essenziale per i cittadini.
La gestione attuale si distingue non solo per l’assenza di una programmazione sanitaria coerente e lungimirante, ma anche per scelte politiche che hanno accentuato criticità già presenti, favorendo un pericoloso sbilanciamento verso il settore privato senza risolvere le problematiche strutturali del pubblico. Il tutto mentre si moltiplicano scandali e inefficienze che colpiscono direttamente la salute dei siciliani.
Il fallimento della governance sanitaria
La gestione dell’assessorato alla Salute durante l’amministrazione Schifani ha mostrato una preoccupante discontinuità amministrativa. L’avvicendamento di assessori e l’instabilità ai vertici delle aziende sanitarie hanno impedito una programmazione a lungo termine, elemento fondamentale per qualsiasi Sistema Sanitario funzionante.
L’incapacità di costruire una visione strategica per la sanità regionale appare evidente analizzando il mancato aggiornamento del Piano Sanitario Regionale, strumento necessario per definire priorità e allocare risorse. La Sicilia continua a operare con documenti di programmazione obsoleti, incapaci di rispondere alle attuali criticità del sistema e alle nuove esigenze di salute della popolazione.
Il rapporto Agenas 2023 sulla performance dei sistemi sanitari regionali colloca la Sicilia tra le regioni con i peggiori indicatori di efficienza e qualità dell’assistenza, con un punteggio di 153 su un massimo di 300, ben al di sotto della media nazionale di 198.
Le liste d’attesa: un’emergenza cronica
Se esiste un indicatore che sintetizza il fallimento della gestione sanitaria regionale, questo è rappresentato dalle liste d’attesa. Secondo i dati pubblicati dall’Assessorato regionale alla Salute nel mese di febbraio 2025, i tempi medi di attesa per una visita specialistica in Sicilia hanno raggiunto livelli record, superando i 210 giorni, con punte di 280 giorni per alcune specialità come neurologia e cardiologia. Un peggioramento del 17% rispetto ai già critici dati di gennaio 2024.
Tabella 1: Tempi medi di attesa per visite specialistiche in Sicilia (marzo 2025)
Specialità | Tempo medio (giorni) | Confronto media nazionale | Variazione vs. gennaio 2024 |
Cardiologia | 236 | +145% | +16,3% |
Neurologia | 283 | +160% | +17,9% |
Gastroenterologia | 215 | +130% | +15,0% |
Oculistica | 192 | +110% | +15,0% |
Ortopedia | 227 | +150% | +17,6% |
Fonte: Assessorato Regionale alla Salute, monitoraggio liste d’attesa, marzo 2025
Particolarmente drammatica è la situazione delle prestazioni diagnostiche strumentali. Per una TAC sono necessari mediamente 120 giorni, per una risonanza magnetica 160 giorni, per un’ecografia 90 giorni. Questa situazione condanna i cittadini siciliani o a lunghe attese, con potenziali conseguenze sulla prognosi delle patologie, o a rivolgersi alla sanità privata, sostenendo costi spesso insostenibili per molte famiglie.
Il caso delle 3.000 biopsie in ritardo presso l’ASP di Trapani, venuto alla luce nel febbraio 2024, rappresenta uno degli esempi più eclatanti di questa inefficienza. Ad aprile 2025, nonostante le promesse di intervento immediato, la situazione non sembra ancora completamente risolta: secondo il rapporto presentato dalla Commissione Regionale Sanità nel marzo 2025, erano ancora oltre 900 le biopsie che non hanno ricevuto risposta nei tempi previsti dai protocolli. Le indagini hanno rivelato carenze strutturali nei laboratori di Anatomia Patologica, sottodimensionamento del personale e assenza dei necessari controlli. A questo si è aggiunto, nel gennaio 2025, lo scandalo delle liste d’attesa occulte presso l’ospedale Civico di Palermo, con oltre 4.200 prestazioni diagnostiche urgenti non calendarizzate nei registri ufficiali per non compromettere le statistiche di efficienza.
Lo sbilanciamento tra pubblico e privato
L’amministrazione Schifani ha accelerato un processo già in atto da anni: lo spostamento di risorse dal settore pubblico a quello privato convenzionato. Nell’ultimo biennio, il budget assegnato alle strutture private è aumentato del 22%, mentre i finanziamenti destinati al potenziamento delle strutture pubbliche sono cresciuti appena del 3,5%, sostanzialmente al di sotto del tasso di inflazione. Questa politica non rappresenta di per sé un problema, se fosse inserita in una strategia complessiva di miglioramento dell’assistenza. Al contrario, essa appare come una rinuncia al potenziamento del sistema pubblico, con conseguenze dirette sulla qualità delle cure e sull’equità dell’accesso.
Tabella 2: Evoluzione della spesa sanitaria pubblica vs convenzionata in Sicilia (2020-2024)
Anno | Spesa pubblico (mln €) | Spesa privato conv. (mln €) | Rapporto pubb./priv. | Incremento annuale privato |
2020 | 5.842 | 1.180 | 4,95 | |
2021 | 5.910 | 1.297 | 4,56 | +9,9% |
2022 | 6.012 | 1.453 | 4,14 | +12,0% |
2023 | 6.160 | 1.670 | 3,69 | +14,9% |
2024* | 6.220 | 1.773 | 3,51 | +6,2% |
*Dati del 2024 riferiti alle previsioni di bilancio dell’Assessorato alla Salute
Fonte: Elaborazione su dati dell’Assessorato Regionale alla Salute e Osservatorio Gimbe
È emblematico il caso della diagnostica per immagini: nell’ultimo anno, oltre il 75% delle prestazioni è stato erogato da strutture private convenzionate, con un incremento del 18% rispetto al 2022. Un dato che riflette non la semplice libertà di scelta dei cittadini, ma l’impossibilità del pubblico di garantire prestazioni in tempi accettabili.
La carenza di personale sanitario
Al centro della crisi del Sistema Sanitario siciliano vi è la cronica carenza di personale. A fine 2023, mancavano all’appello circa 2.800 medici e 3.500 infermieri rispetto alle dotazioni organiche previste. Parallelamente, si assiste al fenomeno della “fuga” del personale formato in Sicilia verso altre regioni o all’estero. I concorsi banditi dalle ASP siciliane vedono un numero di partecipanti sempre più ridotto e spesso restano deserti, soprattutto per quanto riguarda alcune specialità critiche come medicina d’urgenza, anestesia e rianimazione, pediatria.
L’amministrazione Schifani non è riuscita a elaborare strategie efficaci per contrastare questo fenomeno, limitandosi a misure temporanee come il ricorso a medici a contratto o i cosiddetti “gettonisti”, con costi decisamente superiori rispetto all’assunzione diretta e con evidenti problemi di continuità assistenziale.
Tabella 3: Carenze di personale in alcun fra le principali strutture sanitarie siciliane (2023)
Azienda sanitaria | Medici mancanti | Infermieri mancanti | % posti vacanti |
ASP Palermo | 420 | 580 | 22% |
ASP Catania | 390 | 520 | 24% |
Policlinico Palermo | 210 | 310 | 19% |
ARNAS Civico | 230 | 290 | 21% |
ASP Trapani | 190 | 240 | 25% |
Fonte: Report “Personale SSN 2023” – AGENAS
I problemi strutturali degli Ospedali
Le strutture ospedaliere siciliane soffrono di problemi cronici che l’amministrazione attuale non è riuscita ad affrontare con efficacia. Secondo i dati dell’Assessorato all’Economia, l’età media degli edifici ospedalieri siciliani supera i 50 anni, con evidenti problemi strutturali e necessità di continui interventi di manutenzione straordinaria. L’adeguamento alle attuali esigenze strutturali e normative è inoltre spesso impossibile o economicamente svantaggioso rispetto alla costruzione di nuove strutture, peraltro spesso evocate e progettate ma poi rimaste sulla carta.
Il programma di ammodernamento delle strutture procede a rilento: dei 42 interventi previsti dal piano 2020-2023, solo 14 risultano completati, mentre gli altri registrano ritardi medi di 18 mesi rispetto ai cronoprogrammi iniziali.
Anche la dotazione tecnologica risente di questa situazione, con un’età media delle apparecchiature diagnostiche di 8,2 anni, ben superiore alla media nazionale (5,6 anni) e ai 5 anni considerati soglia limite per l’obsolescenza tecnologica in Sanità.
Il fallimento della medicina territoriale
La pandemia da COVID-19 ha evidenziato in tutta Italia la necessità di potenziare la Medicina Territoriale, ma in Sicilia questo processo è rimasto in gran parte sulla carta. Dei 146 milioni di euro destinati dal PNRR alla creazione di Case della Comunità, Ospedali di Comunità e Centrali Operative Territoriali, a marzo 2024 risultava speso appena il 12% dei fondi, con ritardi significativi rispetto al cronoprogramma previsto.
La rete dei Medici di Medicina Generale continua a presentare ampie zone di scopertura, soprattutto nelle aree interne e nei piccoli centri. Secondo l’Osservatorio Regionale delle Professioni Sanitarie, circa il 15% della popolazione siciliana non ha un medico di famiglia direttamente accessibile nel proprio comune di residenza.
I servizi di assistenza domiciliare integrata (ADI) raggiungono appena il 2,8% della popolazione anziana, contro una media nazionale del 4,1% e standard europei ben più elevati. Questa carenza si traduce in un maggiore ricorso all’ospedalizzazione, anche per patologie gestibili sul territorio, con conseguente sovraccarico degli ospedali e aumento dei costi complessivi.
Lo scandalo della migrazione sanitaria
Un indicatore significativo dell’inefficienza del Sistema Sanitario regionale è rappresentato dalla migrazione sanitaria, cioè dal numero di siciliani che scelgono di curarsi in altre regioni. Nel 2023, questo fenomeno è costato alle casse regionali oltre 240 milioni di euro, segnando un incremento del 12% rispetto al 2021, prima dell’insediamento dell’attuale governo regionale.
Secondo il rapporto SVIMEZ 2023 sulla mobilità sanitaria, la Sicilia è la seconda regione del Sud per valore assoluto della mobilità passiva, dopo la Campania. I dati mostrano che nel 2022-2023 quasi 45.000 siciliani hanno scelto di ricevere cure al di fuori della regione, principalmente in Lombardia (31%), Emilia-Romagna (18%), Veneto (14%) e Toscana (12%).
Tabella : Mobilità sanitaria dalla Sicilia per tipologia di prestazione (2023)
Prestazione | Numero pazienti | Costo per il SSR (milioni €) | % sul totale |
Oncologia | 12.600 | 78,4 | 32,7% |
Cardiochirurgia | 5.800 | 51,2 | 21,3% |
Ortopedia complessa | 7.200 | 42,6 | 17,8% |
Neurochirurgia | 4.300 | 38,5 | 16,0% |
Altro | 15.100 | 29,3 | 12,2% |
In sintesi:
L’analisi dei dati disponibili e l’esperienza diretta di chi opera nel Sistema Sanitario Regionale in Sicilia restituiscono l’immagine di un servizio in profonda crisi, incapace di garantire il diritto alla salute in condizioni di efficienza ed equità.
L’amministrazione Schifani non solo non è riuscita a invertire questa tendenza, ma con le sue scelte politiche ha contribuito ad aggravare problemi strutturali già presenti. L’assenza di una programmazione sanitaria coerente, lo sbilanciamento verso il privato convenzionato senza un parallelo potenziamento del pubblico, la mancanza di strategie efficaci per il reclutamento del personale e il ritardo nell’implementazione della medicina territoriale sono elementi che configurano un quadro di grave inadeguatezza politica e gestionale.
I Siciliani meritano un sistema sanitario all’altezza dei migliori standard nazionali ed europei. Raggiungere questo obiettivo richiede non solo maggiori risorse, ma anche e soprattutto una visione strategica oggi completamente assente, oltre a competenza e trasparenza nella gestione. Qualità che, a quasi tre anni dall’insediamento, continuano a mancare nell’attuale Governo Regionale.
Le opinioni espresse in questo articolo si basano su dati ufficiali pubblicati da enti istituzionali (Assessorato Regionale alla Salute, AGENAS, Osservatorio GIMBE) e sull’esperienza professionale dell’autore.
Già professore ordinario di Gastroenterologia dell’Università di Palermo e Direttore dell’UOC di Gastroenterologia del’AOUP “P. Giaccone”