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AGRIGENTO CAPITALE, L’ORCHESTRINA DEL TITANIC SUONA LENTA

Come sul ponte del Titanic, l’orchestra continua ancora a suonare nonostante la nave stia affondando…..

Le dimissioni di Roberto Albergoni, fino a ieri direttore generale della Fondazione Agrigento Capitale della Cultura 2025, sono l’ennesimo colpo di scena nella governance della manifestazione che, a circa tre mesi dal passaggio di testimone con Pesaro, capitale nel 2024, piuttosto che inaugurare eventi e rispettare la scaletta del programma ufficiale continua a perdere pezzi, inanellando rinvii e diserzioni

Oltretutto quelle di Albergoni sono dimissioni che pesano, e già fanno discutere i media e i molti osservatori, essendo riconosciuto al manager il ruolo di vero artefice del programma culturale e della strategia vincente per la candidatura che sono valsi alla città la conquista di un titolo molto ambito, festeggiato al cospetto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 18 gennaio scorso. 

Dall’inaugurazione al teatro Pirandello sono trascorse in fondo solo alcune settimane, ma sembra di parlare di un’altra era geologica, in cui era stata promessa ad Agrigento e alla Sicilia tutta una vetrina luccicante di opportunità e di successi, prima che cominciassero le polemiche sugli evitabili guasti e i ritardi, con la partita delle prime dimissioni “forzate”, del presidente della Fondazione Prof. Giacomo Minio, il commissariamento soft del Presidente della Regione Schifani, e infine la nomina salvifica alla guida della Fondazione della dott.ssa Maria Teresa Cucinotta, ex-prefetto in grado di assicurare  la gestione ordinata e la correttezza delle procedure amministrative della manifestazione. 

Eppure qualcosa non deve aver funzionato a dovere se, appena raggiunto il traguardo dalla sospirata approvazione del bilancio della Fondazione e cioè dello strumento finanziario necessario alla realizzazione degli eventi, arrivati insomma al “dunque”, proprio adesso il direttore generale Albergoni si dimette.

 Al di là delle assicurazioni di rito sulla tenuta e la piena operatività del programma, molte nubi si addensano su Agrigento capitale e molti interrogativi riguardano proprio le inattese dimissioni di Albergoni. Davvero, come ha dichiarato, pensava di dimettersi già dalla fine dello scorso anno, dopo aver firmato, soltanto a settembre, il contratto per l’incarico di Dirigente Generale? Davvero il programma culturale, al quale hanno aderito numerosi  e ”splendidi artisti”  proseguirà senza incertezze secondo le previsioni e gli annunci? Davvero, come spiega una testata web locale  (Agrigento Notizie del 25 marzo), Albergoni “continuerà ad occuparsi operativamente” della manifestazione e del programma, magari con un altro direttore generale che potrebbe essere nominato a breve?

Il gioco a incastro di nomine-dimissioni-nuove nomine sembra essere finora l’unico risultato concreto conseguito da Agrigento Capitale della cultura. Il programma langue, nel migliore dei casi, o è soggetto ad un drastico ridimensionamento. 

Attendiamo ancora – da fine gennaio!-  l’inaugurazione della mostra su “Agrigento e i Chiaramonte”: vedrà mai la luce, e quando? E sarà accompagnata da un catalogo, come qualunque mostra che si rispetti, oppure il catalogo arriverà a mostra chiusa?   

Nel frattempo le iniziative previste dal 27 al 29 marzo per l’Efebo d’oro film festival, prestigiosa istituzione culturale nata ad Agrigento ma da lunghi anni assente dalla città, sono state annullate “in assenza di qualsiasi conferma d’impegno” da parte del Comune e allo stesso modo è saltata la realizzazione dell’installazione di Edoardo Malagigi, che al Refettorio del Monastero di Santo Spirito avrebbe dovuto dare forma al suo “tempio della Concordia” in Tetrapack, una performance di arte contemporanea molto attesa e rinviata, anche qui per mancanza di fondi e di un impegno con l’artista, a data da destinarsi. 

Analogamente, è stato annullato, e si spera possa essere riprogrammato,  il convegno “Sphairos” che ad aprile avrebbe dovuto portare ad Agrigento big dell’ascolto come Massimo Cacciari , Vito Mancuso, Marcello Veneziani, chiamati a confrontarsi sui temi filosofici che incrociano l’eredità del pensiero antico con le sfide molteplici del presente. Insomma, neanche l’aver individuato il filosofo antico Empedocle come nume tutelare della manifestazione sembra salvare un programma che di giorno in giorno si fa sempre più evanescente, somigliando a una lunga lista di desideri inattuati.

Siamo sicuri, infatti, che l’approvazione del bilancio basterà a dare corso celermente agli impegni riguardanti gli eventi elencati nel programma, o anche qui le lungaggini burocratiche ineludibili quando si tratta di affidamenti fatti con soldi pubblici costituiranno un ulteriore motivo di ritardo in un calendario che, ancora oggi, stenta a partire?

Come si è detto altre volte, la verità è che Agrigento e la Fondazione non si sono fatte trovare pronte a gestire una manifestazione che avrebbe dovuto poter contare su una programmazione finanziaria efficace, tempestiva, attuata su binari prioritari. Ed è probabilmente questo l’ipotizzabile retroscena delle dimissioni di Roberto Albergoni, noto manager della cultura siciliano che ha al suo attivo i risultati positivi conseguiti in altre occasioni, come ad esempio a Palermo nel 2018 ovvero nella prossima avventura di Gibellina appena nominata capitale dell’arte contemporanea nel 2016, e che di fronte alla realtà fallimentare di Agrigento potrebbe non essersela più sentita di continuare a metterci la faccia.   

Dopo quest’ultima rumorosa defezione vedremo nei prossimi giorni cosa succederà, ma nell’immediato la presidente Cucinotta si trova a reggere da sola la responsabilità di Agrigento capitale, e forse sotto lo sguardo accigliato dell’eterno “commissario” in pectore Presidente Schifani.

E intanto l’orchestrina del Titanic continua sempre più debolmente a suonare “Nearer, my God, to thee” …..

Caterina Greco
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Caterina Greco, archeologa.
Ha diretto il Museo Salinas di Palermo, il Parco di Selinunte, il Centro Regionale del Catalogo, la Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Agrigento. Ha operato anche nello Stato come Soprintendente Archeologo della Calabria e della Basilicata.

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