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URSULA HA FALLITO: IL PIANO ERA UNA SCATOLA VUOTA. EUROPA, E ADESSO?

L’esito del Consiglio europeo dimostra che il Piano di Ursula von der Leyen, trionfalmente annunciato pochi giorni fa, è già fallito. 

Ed è fallito perché si è subito dimostrato che altro non era se non una scatola vuota: non esiste, né si prevede, in alcun modo, la creazione di uno strumento di finanziamento comune, come invece autorevolmente auspicato da Draghi. Gli 800 miliardi sono solo un numero immaginifico, qualunque azione rimarrebbe a carico dei bilanci dei singoli Paesi, chiamati a fare nuovo debito. 

E questo può permetterselo solo la Germania, che sta già agendo in tal senso, sia perché ha un debito pubblico preesistente contenuto, ma anche perché deve cercare urgentemente di fare ripartire la sua economia e la sua manifattura gravemente in difficoltà. Anche orientandola verso le armi.

Italia, Francia, ma anche Spagna, Olanda e altri, hanno subito chiarito la loro difficoltà a passare dall’approvazione di principio alla concreta applicazione del Piano. Solo i Paesi di “frontiera” con la Russia, Polonia e i Baltici, per ovvie ragioni, hanno manifestato interesse. 

E, d’altra parte, come potrebbe un Paese con un debito pubblico gigantesco come l’Italia (ma, da qualche anno, anche la Francia) pensare a tagliare ulteriormente i servizi ai cittadini ed indebitarsi per comprare armi? Già da una decina d’anni l’Italia si è impegnata a aderire alle richieste della NATO (spese militari pari al 2% del PIL), ma non riesce ad andare oltre l’1,5%, dovendosi muovere in una situazione oggettivamente ingessata da un debito pubblico soffocante.

E preferisco continuare a stendere un velo pietoso sul possibile utilizzo dei Fondi Sviluppo e Coesione, nati per colmare i divari territoriali, è bene ricordarlo. Già qualche buontempone ha proposto di ripensare allo stabilimento di Termini Imerese per fabbricare armi… 

Alla prova dei fatti, il Piano von de Leyen si è afflosciato. Perché è mancata una visione davvero europeista, e questo è grave da parte delle massime istituzioni europee.

Il punto è molto semplice: se l’Europa ritiene sul serio che il nostro continente sia in grave pericolo, per le minacce della Russia e per il progressivo disimpegno degli USA di Trump, allora si dichiari l’emergenza e si agisca insieme come, ad esempio, si è fatto in occasione della pandemia. 

L’Europa punti concretamente alla difesa comune, finanziata attraverso un debito comune e basata su sistemi di difesa tecnologicamente avanzati e gestiti in modo coordinato. Il che significa valutare quali siano i nuovi ed avanzati armamenti che mancano all’Europa e soprattutto dove posizionarli. Definendo una strategia comune ed affidandola ad un comando unico.

Altrimenti saranno solo spot, magari utili alla Germania.

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Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.

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