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MA E’ QUESTA EUROPA AD ESSERE ORMAI UNA SCATOLA VUOTA

Caro Fabrizio,

Ho letto, con l’interesse di sempre, le tue considerazioni sul piano di riarmo Von der Leyen (ora ribattezzato con la parola prontezza). Tu dici che è fallito. Hai ragione. E dici che è fallito perchè è una “ scatola vuota “.

Qui hai torto. Non è quel piano una scatola vuota. E’ vuota l’Europa e da qual vuoto non poteva che uscire che quel piano che poi “piano” non è come la stessa interessata ha detto. Ma semplicemente una simulazione di cifre che doveva essere riempito di attrezzi.

Hai pure ragione quando denunci che quel piano non ripropone nient’altro che una corsa finanziaria dei singoli stati e non invece, come sarebbe giusto, debito comune, come anche Mario Draghi nel suo rapporto aveva chiesto. Qui si pone una domanda: Mario Draghi è il consulente massimo di Von der Leyen. Perchè, in questa circostanza cruciale, non viene ascoltato?

Perchè Ursula non è nella condizioni politiche di ascoltarlo. Guardiamo senza paraocchi e con occhi sgombri da desiderio cos’è l’Europa adesso: una realtà frantumata in cui vediamo di tutto, simpatizzanti di Putin a sinistra quanto a destra, paesi indebitati come tu stesso ricordi a cominciare da noi per poi andare alla Francia e alla Spagna, paesi “volenterosi” che si staccano dal branco, ma non affascinano quanti dovrebbero essere da loro sostenuti, Regno Unito e Francia.

Starmer e Macron offrono a tutti il loro ombrello nucleare in cambio di una leadership, come  scrive stamattina Carlo Verdelli su Il Corriere della Sera, ma nessuno dei partners è disposta a concedergliela. Tu credi che, tra questi frantumazioni crescenti, ci fossero le condizioni per fare altro che presentare quella scatola vuota che poi con il confronto di sempre si sarebbe dovuta riempire al “tavolo”. No io credo di no.

E non mi associo alle tante ironie e sguardi di sufficienza che vedo abbondare. Per cambiare le scatole che l’Europa produce bisogna cambiare questa Europa che vede gli stati sovrani dominare le decisioni facendo cadere quanto non è da tutti voluto.

Tu poni un altro punto su cui importante riflettere. Se davvero, scrivi, c’è bisogno di rafforzare le nostre difese perché non abbiamo assunto la decisione di interventi forti finanziati dal debito comune, così come abbiamo fatto per fronteggiare il Covid. Ora, di rafforzare le nostre difese c’è bisogno. Sia in Europa sia in Italia.

Dove, due personaggi di valore hanno detto cose chiarissime. Guido Crosetto, ha detto che all’insorgere di eventuali emergenze l’italia avrebbe difficoltà a difedersi. E cosa più importante Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, comandante delle forze armate  che presiede il consiglio supremo di difesa ha affermato nel discorso di Capodanno: “La crescita della spesa in armamenti, innescata nel mondo dall’aggressione della Russia all’Ucraina – che costringe anche noi a provvedere alla nostra difesa – ha toccato quest’anno la cifra record di 2.443 miliardi di dollari“.

Costringe anche noi. Tu ti chiedi perché allora, stando così le cose, non si è tirato dritto riproponendo una strategia di debito comune simile quella adottata per il Covid. Giusta domanda senza risposta. Azzardo una ipotesi.

Il Covid spaventava fino al terrore. La guerra no, alla guerra non crediamo. Abbiamo vissuto 80 anni incorporando quella sicurezza che Alberto Ronchey attribuiva alle aspettative crescenti, come l’idea della libertà come prerogativa eterna.

Le cose non stanno più così, ma non si è capito. Vengono in mente le considerazioni di Alberto Savinio che nella sua Enciclopedia scrive : “L’intelligenza dell’Europa ha ancora una funzione singolare: divide e separa“.

Non possiamo dimenticare tutto questo caos, Fabrizio, parlando di Europa. Anche, purtroppo, di fronte ai rovesci geopolitici che sconvolgono il mondo. Ieri sul Corriere, Giannelli proponeva una vignetta dove la Von der Leyen è sovrastata da una folla di missili pieni di cambiali. Con la scritta: “E SE NON SI POTRA’ PAGARE, PACE!!”. Siamo a questo.?

GIOVANNI PEPI
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Un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

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