Qualche commentatore ha osservato in questi giorni che Donald Trump in nemmeno due mesi ha fatto (o forse ha annunciato) molto di più rispetto a quanto hanno fatto altri presidenti USA in un intero mandato. Come quantità certamente, il problema sono i disastri che queste azioni stanno provocando.
Prendiamo in considerazione un settore forse un po’ meno attenzionato dall’opinione pubblica, quello dell’istruzione e dell’alta formazione universitaria.
In questi giorni l’iperattivo Presidente ha tagliato radicalmente, dal 60% al 15%, l’importo delle spese generali che il governo americano riconosce sui progetti di ricerca e sviluppo di Università ed altre Istituzioni di ricerca.
Lo ha annunciato l’agenzia governativa NIH (National Institutes of Health), che ha valutato un taglio complessivo di circa 4 miliardi di dollari all’anno. Si tratta delle somme che sono tipicamente usate per coprire le spese di amministrazione, per la manutenzione delle apparecchiature o per tutti i costi connessi ai servizi.
Inoltre, il presidente Trump ha dichiarato la sua intenzione di chiudere il dipartimento all’Istruzione, materia della quale dovrebbero occuparsi i singoli Stati.
Sono azioni (o manifestazioni di volontà) che dimostrano disinteresse, al limite del disprezzo, nei confronti della formazione e della ricerca, soprattutto nell’ambito delle scienze della vita, del resto in linea con la nomina di Robert J. Kennedy, celebre attivista no-vax, a ministro della Salute.
Il punto è che il problema potrebbe non essere soltanto limitato agli USA: gli eventi delle ultime settimane hanno dimostrato che Trump trova immediatamente proseliti negli altri Paesi in esponenti politici che si sentono invogliati a dare sfogo alle loro idee peggiori proprio dai comportamenti del presidente USA.
E infatti, in Piemonte, la Lega ha già proposto di ridurre le risorse destinate alle borse di studio per gli studenti universitari che consentono a circa 18mila studenti piemontesi di accedere all’istruzione superiore senza pesanti difficoltà economiche.
Ma anche, emergono certe letture faziose del Rendiconto di genere 2024 dell’INPS, secondo il quale nella fascia di età compresa tra i 25 ed i 34 anni, il 40% degli occupati possiede un titolo di studio superiore a quello necessario, percentuale che scende al 30% nella fascia 34-44 anni. Come dire: studiare è da scemi! Invece di capire come il mercato del lavoro in Italia si sta impoverendo con una qualità dell’occupazione sempre più bassa, pagata con stipendi da fame, che non valorizza la formazione.
Il tutto mentre ci si avvicina ad un momento importante, in cui il Governo sarà chiamato a stabilire l’importo del Fondo di Funzionamento Ordinario delle Università per il 2025. Per i meno addetti ai lavori, si tratta dello stanziamento nazionale che nei fatti permette la vita delle Università.
Ebbene, lo scorso anno (2024) il Fondo è stato tagliato di più di mezzo miliardo rispetto al valore 2023 di circa 9,2 miliardi di euro, mettendo in grave difficoltà i bilanci degli Atenei. La Legge finanziaria di fine 2024 ha previsto un maggiore stanziamento per il 2025 di circa 350milioni di euro, che permetterebbe di recuperare in larga parte il taglio precedente. Ma sarà confermato? O queste risorse saranno destinate ad altri scopi?
In altri termini, il nostro Governo sentirà il vento ostile alla cultura ed all’Alta Formazione che spira fortemente da Oltre Oceano?
Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.
Anche la lista delle parole proibite dall’amministrazione Trump (https://www.wired.it/article/parole-proibite-amministrazione-trump-elenco/) è istruttiva delle nuove tendenze alla cancellazione di fondi per la ricerca scientifica, l’istruzione, l’inclusione sociale, la cultura.
È il vademecum del suprematismo bianco.
Caro Fabrizio, perfetta analisi e assolutamente condivisibile.
Più che temere, sono quasi certo che chi governa l’Italia avverta questo “vento ostile alla Cultura e all’Alta Formazione che spira da Oltre Oceano”, come un “vento” favorevole.
Rileggo Pasolini e i memorabili “scritti corsari”, quelli degli ultimi anni della sua vita.
Che Pasolini sia un genio lo si comprende dalla sua preveggenza oracolare.
Ne rimango impressionato.
Degli scritti con una sconvolgente condizione di atemporalità: “[…] è cominciato uno dei periodi di reazione più violenti e forse più definitivi della storia (era il 15 luglio del 1975). […] La natura esteriore (di questa reazione) è invece ben riconoscibile. Non c’è nessuno infatti che non la individui nel risorgere del fascismo, in tutte le sue forme […] Ci stanno sostituendo degli uomini nuovi, portatori di valori tanto indecifrabili quanto incompatibili con quelli finora vissuti”.
E a proposito del vuoto di cultura che Pasolini intravedeva nel sistema di potere: “L’assenza di cultura è offensiva della dignità dell’uomo […] e altro non esprime che la violenza e l’ignoranza di un mondo repressivo come totalità”.
Ecco il senso del “vento che spira da Oltre Oceano” cui alcuni guardano con interesse.