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TRUMP E ZELENSKI ALLA RISSA. A SCHIAFFI LA DEMOCRAZIA. E L’ITALIA TENTENNA

Qualche commentatore di destra scrive oggi che Trump e Vance, con i loro modi per così dire “diretti”, hanno fatto finalmente capire a Zelensky e al mondo che la guerra in Ucraina era perduta già dopo il fallimento della controffensiva dell’estate 2023 e che insistere negli scontri costa solo sangue all’Ucraina e denaro (in armi) agli USA e all’Europa.

Meglio fermarsi, cedere a Putin quello che ha conquistato militarmente – forse Salvini potrebbe anche aggiungere “legittimamente” – e amen. Riprendiamo a comprare il gas dalla Russia, togliamo le sanzioni, lasciamo che Trump e Putin decidano tra di loro il nuovo ordine mondiale e cerchiamo di stringere qualche proficuo accordo bilaterale con gli USA (alle spalle dell’Europa) per evitare i dazi ed esportare in santa pace prosecco e parmigiano.

È il pensiero della destra, di Salvini, sotto sotto forse anche della Meloni, sempre più preoccupata di farsi scavalcare a destra e nel rapporto con Trump.

Ma, semplicemente, è un modo di pensare che riporta indietro al nazismo, al blocco sovietico, alle peggiori dittature, alla negazione della democrazia e della libera determinazione dei popoli. 

Cosa c’è di diverso tra l’aggressione russa dell’Ucraina (chiamiamo le cose con il loro nome, cari Donald e Giorgia) del febbraio 2022 e l’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania, imposta con la forza da Hitler nel 1938? 

Cosa c’è di diverso dall’invasione della Cecoslovacchia nell’agosto del 1968 da parte delle truppe del Patto di Varsavia per riportare quel paese ribelle alla ortodossia comunista? Peraltro, guarda i casi della storia, anche in quell’occasione l’invasione fu preceduta da un richiamo all’ordine di Dubcek da parte di Brezhnev con annessa convocazione a Mosca. È mancato soltanto il bacio sulla bocca come si usava a quel tempo tra i leader comunisti…

Le democrazie occidentali semplicemente non possono accettare che aggressore e aggredito vengano confusi, non possono non difendere un paese che ha già subito la mutilazione di un quinto del suo territorio, devono respingere la logica della partecipazione alla divisione delle spoglie del paese sconfitto, magari “scippando” le risorse minerarie che servono per le batterie delle loro auto elettriche.

Devono cercare la pace, certo, ma una pace onorevole per tutti, rispettosa della dignità e delle libere scelte di tutti. Devono mettere il loro peso e la loro autorevolezza per quest’obiettivo. Altrimenti non sono più democrazie, altrimenti è barbarie.

Oggi la bandiera americana non sembra più quel simbolo di libertà, di opportunità per tutti, di innovazione, di diritti, arrivo a dire anche di freschezza e di positiva opulenza, come è stato dalla Seconda guerra mondiale in poi. La mia generazione è cresciuta con il rock, le proteste giovanili nei campus, le battaglie per i diritti, i primi computer assemblati nei garage, le start-up che rovesciano il mercato.

Trump ha distrutto tutto questo in poco più di un mese.

Ma l’Europa non può accettare questo declino, non può rinunciare ai suoi valori fondativi, alla sua democrazia. E dispiace vedere che le nostre speranze sono riposte in Macron, in Merz, in Tusk, anche in Starmer, ma molto di meno nella Meloni, sempre più tentennante, incerta, alla ricerca di equilibri impossibili. 

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Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.

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3 Commenti

  1. Sono molto preoccupata dalla gestione di guerre , di pace, di trattati fra paesi spinti solo da interessi politici ed economici. Poi se il Presidente Mattarella esprime angoscia per il ripetersi di olocausti ed eccidi del passato lo si giudica inopportuno. Ecco io credo che tra Hitler e Trump non ci sia nessuna differenza. E che il governo italiano ne sia amico mi angoscia parecchio

  2. Da Nenè Mangiacavallo

    Caro Fabrizio,
    non potevi riportare meglio le Tue valutazioni sulla vergognosa nuova questione ameriKana (appositamente scritta con la K) che ci riporta alle più tragiche manifestazioni dell’imperialismo statunitense.
    E’ ancora vivo il ricordo del sequestro e della morte di Moro, sappiamo tutti quale fine ingloriosa e’ stata riservata a Craxi, ricordiamo molte altre cattiverie di quel paese che veniva considerato la culla della libertà e della democrazia.
    Corsi e ricorsi storici di vichiana memoria.
    Il problema è che la maggioranza di oggi è fatta di nani e ballerine (per trattarli bene) che sconoscono i fondamentali della politica e, principalmente, della democrazia.
    A questo punto, che Dio ci aiuti.

  3. Molto bello il tuo articolo Fabrizio. Aver compromesso l’idea di libertà che ciascuno di noi ha collegato sempre all’America è il peccato più grande di Trump, e già si vede rispuntare l’antiamericanismo ideologico che abbiamo tristemente conosciuto negli anni ‘70. Noi europei ci dobbiamo svegliare di certo, ma anche gli americani si devono muovere se non vogliono morire trumpiani…

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