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REGIONE E NOMINE: SARA’ NUOVO FESTIVAL DELLE APPARTENENZE?

Scade oggi l’atto di interpello pubblicato dall’assessorato regionale alla Funzione Pubblica per reclutare i nuovi dirigenti generali i cui incarichi decadranno dal successivo 13 febbraio. 

Al via, quindi, il valzer di nomine ai ruoli apicali dell’amministrazione regionale, con il consueto corollario di conferme, rimozioni e new entry su cui da giorni lanciano anticipazioni i quotidiani locali. Le 17 poltrone messe in palio in questa prima tornata di scadenze contrattuali sono tra quelle più importanti nello scacchiere politico-amministrativo siciliano. 

Si rinnoveranno infatti i vertici del Dipartimento della Protezione Civile, braccio operativo essenziale nelle numerose “emergenze” che periodicamente affliggono l’isola, così come quello dell’Agricoltura, asset tra i più sostanziosi e caratterizzanti dell’economia siciliana. E ancora, le direzioni generali del dipartimento delle finanze e del credito, della programmazione, della funzione pubblica e del personale, delle autonomie locali, dell’ambiente, dell’urbanistica, delle attività produttive, della famiglia e le politiche sociali, dei beni culturali, insomma di quasi tutti i rami nevralgici dell’Amministrazione Regionale. 

Con le procedure avviate si compirà dunque un reset generale della macchina regionale che dovrà gestire i prossimi, caldissimi mesi che ci attendono. 

Non solo per questioni di temperatura, le sfide da affrontare  si annunciano molto difficili: prima fra tutte, la vicenda irrisolta dell’approvvigionamento idrico su cui incombe la certezza di un’altra lunghissima stagione di siccità, la mancanza di azioni concrete nonostante i proclami e le promesse della politica, con gli agricoltori che già adesso denunciano inferociti l’impossibilità di sostenere normali ritmi produttivi, e con il paradosso di una regione costretta a sversare in  mare l’acqua raccolta in bacini idrici obsoleti e non a norma.

Ma anche su altri fronti quelli che verranno saranno mesi caldissimi. 

La sanità, quasi ogni giorno agli onori della cronaca per una sequenza di disservizi e di guasti che non accenna a finire, è all’alba della ormai improcrastinabile riorganizzazione generale promessa dal nuovo assessore, appena insediatosi, e anche se al momento non rientrano tra quelle in scadenza, importanti postazioni dirigenziali, quella dell’Asp di Palermo e forse l’ambitissima e strategica casella della Pianificazione, indubbiamente saranno incluse nel ragionamento complessivo che il governo regionale è chiamato a mettere in campo per delineare il nuovo assetto e i nuovi obiettivi  nella metà della legislatura da completare. 

Persino la direzione dei Beni Culturali, la “cenerentola” fra i dipartimenti per la scarsità dei fondi amministrati e delle poste di bilancio, si troverà quest’anno a dover reggere l’impatto della manifestazione di Agrigento capitale della cultura, su cui gravano fin dai poco edificanti giorni dell’inaugurazione gli immanenti problemi strutturali del territorio e una certa debolezza della programmazione culturale.

Tutti temi che, dopo decenni di inerzia e di ipocrita sottovalutazione, anche se ora vengono annunciati sforzi collettivi e soprattutto finanziamenti adeguati, non potranno essere risolti con il tocco di una bacchetta magica, nemmeno sotto la presidenza di un funzionario specchiato come la prefetta Maria Teresa Cucinotta, che generosamente sta mettendo a disposizione della città e della Regione la sua grande esperienza e il suo curriculum d’eccellenza. 

Visti da vicino, del resto, non meno problematici sono gli altri aspetti che contraddistinguono il sistema turistico-culturale della Sicilia, che dovrebbe essere una risorsa pregiata dell’economia regionale e in cui si identifica, a torto o a ragione, l’immagine stessa dell’isola. 

A fronte delle poche strutture realmente funzionanti, come i principali e più “ricchi” parchi archeologici, sulle altre mete del sistema dei beni culturali si addensano le nubi dei mali endemici e dei problemi irrisolti: la viabilità fatiscente che rende spesso irraggiungibili le località decentrate e dell’interno; la mancanza di personale che fa chiudere a singhiozzo musei e siti culturali, puntualmente e inutilmente denunciata dagli operatori economici del settore, aggravata dal turn over dei pensionamenti e dall’assenza di prospettive a  breve (cioè nei prossimi mesi, nella prossima stagione estiva) per nuove assunzioni, continuamente rinviate.

Un quadro desolante sul quale si stende insopportabile il velo della retorica che ad ogni nuovo rinvenimento archeologico annuncia roboante la scoperta di “tesori” e promette risultati “epocali”, mentre gli addetti ai lavori vengono lasciati soli, senza mezzi e risorse adeguate, a fronteggiare le proteste dei turisti e l’incalzante ironia dei media.

Quello dei capri espiatori, e lo leggiamo quasi ogni giorno sui giornali, è diventato d’altronde il modo in cui il mondo della politica cerca di scaricare la responsabilità dei propri fallimenti, e dell’incapacità di attuare svolte realmente riformatrici nella gestione della regione, sulle figure apicali dell’amministrazione. 

È la finzione della separazione tutta formale tra potere di indirizzo politico e responsabilità amministrativa: un racconto mitologico dell’alterità delle scelte operative rispetto al ruolo svolto dal patronato politico, che invece determina la lottizzazione e l’alternanza degli incarichi, spingendo verso l’alto o verso il basso, a seconda dei risultati e delle esigenze del momento, le carriere di molti dirigenti. 

Che si tratti della diga Trinità, del Ponte sullo Stretto o dell’ennesimo morto di malasanità, le cronache celebrano ogni giorno il rituale stanco e ormai prevedibile dello scaricabarile: fino alla prossima nomina, fino al prossimo responsabile da rimuovere e additare al pubblico discredito.

Oggi comincia il prossimo balletto, e ne vedremo delle belle. 

Caterina Greco
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Caterina Greco, archeologa.
Ha diretto il Museo Salinas di Palermo, il Parco di Selinunte, il Centro Regionale del Catalogo, la Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Agrigento. Ha operato anche nello Stato come Soprintendente Archeologo della Calabria e della Basilicata.

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1 commento

  1. E già comincia il nuovo balletto ed è improbabile che le scelte che saranno fatte migliorino significativamente il complesso del pachiderma che è la macchina burocratica regionale. Purtroppo credo che come sempre le scelte si orienteranno verso i fedeli e non verso i competenti. Non vorrei essere frainteso e quindi chiarisco. Una persona competente se ti stima può diventare fedele; un fedele per appartenenza o interesse non ha motivo per diventare competente. Per questa semplice ragione chi effettua le scelte alla fine non pretende mai la verifica dei risultati.

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