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LA REGIONE IN AFFANNO CON LE BUCHE COPRE I TOMBINI…

Quello che sta succedendo ad Agrigento e per Agrigento Capitale della cultura 2025 non può essere vero. Riassumiamo brevemente i fatti salienti.

Il 31 marzo del 2023 il Ministro della Cultura Sangiuliano proclama Agrigento Capitale della cultura 2025; il programma presentato dal Comune a sostegno della candidatura, strutturato a partire dalla comunità del territorio e articolato sui quattro elementi empedoclei (Acqua, Terra, Aria, Fuoco), era stato evidentemente giudicato meritevole.

È appena il caso di ricordare che a quella data sia il Sindaco attuale di Agrigento Miccichè, che il Presidente della Regione Siciliana Schifani erano già saldamente insediati (incollati?) nei loro rispettivi ruoli. 

In un paese normale, considerato che un progetto di tale portata necessitava di interventi a livello locale e regionale ai massimi livelli, ci si sarebbe aspettati che sin dal primo giorno utile tutti i soggetti coinvolti nel progetto si adoperassero sinergicamente per arrivare prontissimi già all’inizio dell’anno 2025. E invece no. 

Incredibilmente (!), nei primissimi giorni dell’anno, sui mezzi di comunicazione locali, regionali e nazionali è stato dato risalto alle mancanze, errori e spropositi gestionali (sul cui dettaglio è il caso di sorvolare pietosamente) al punto che da più parti è stato suggerito di nominare un commissario per gestire dignitosamente la questione. Rispetto ai numerosi problemi segnalati il governo locale ha ritenuto di dover minimizzare, mentre il governo regionale ha voluto dare l’impressione di indignarsi. 

Il 14 gennaio 2025 a Roma è stato presentato il programma delle iniziative di Agrigento Capitale della cultura 2025,assenti il Presidente Schifani e il nuovo ministro Giuli (come a testimoniare la loro estraneità alla vicenda: io non c’ero e non c’entro niente).

Il resto è cronaca di questi giorni: il 18 gennaio con le parole del Presidente della Repubblica Mattarella si è aperto ufficialmente l’anno di Agrigento Capitale della Cultura. Il teatro Luigi Pirandello di Agrigento, il cui tetto è stato riparato all’ultimo momento in una corsa contro il tempo, ha avuto l’onere (scusate, volevamo dire l’onore) di ospitare l’evento.

Con la stessa urgenza della riparazione del tetto sono state riparate le buche nelle strade, che sono state velocemente riasfaltate per accogliere degnamente il Presidente. Ma, come si sa, la fretta è nemica del bene e sfortunatamente è capitato (qualunque altro termine renderebbe il tutto più ridicolo di quello che è) di coprire con l’asfalto anche i tombini, che adesso devono essere ricercati dagli operai attraverso l’uso dei metal detector. 

Nella terra di Pirandello l’assurdo è di casa, è diventato quasi un luogo comune.  

Ma il coronamento dell’impresa è arrivato il 20 gennaio, data in cui il Presidente Schifani ha presieduto la riunione del nuovo tavolo operativo per Agrigento Capitale della cultura. Presenti l’assessore regionale alla mobilità Aricò (altra perla, recentemente distintosi con l’iniziativa del treno delle vacanze natalizie), i Dirigenti Generali dei dipartimenti regionali interessati e i rappresentanti del Comune di Agrigento. Nella riunione è emerso che gli interventi più urgenti riguardano:

  • la risoluzione dei problemi di approvvigionamento idrico delle strutture ricettive;
  • la sistemazione e la realizzazione di aree di parcheggio;
  • l’organizzazione di un servizio navetta;
  • la manutenzione e la viabilità e dell’illuminazione delle strade;
  • la bonifica delle micro-discariche presenti in aree pubbliche;
  • la pulizia e il diserbamento del ciglio delle strade;
  • la realizzazione di un sistema di bagni pubblici;
  • la sistemazione del verde e dell’arredo urbano e l’installazione di alcune pensiline.

Praticamente tutto. In buona sostanza si potrebbe dire che per due anni si è giocato a pettinar le bambole.  

Viene da chiedersi: ma è questo un modo serio di affrontare gli impegni? È questo un modo serio di fare gli amministratori pubblici? Dovremmo restare nel dubbio ma viene in soccorso la memoria di un luminoso precedente: in quella stessa provincia qualche tempo fa illustri notabili fondarono l’Accademia del Parnaso.

Come tutte le Accademie che si rispettino, anche quella doveva avere un proprio stemma. Si decise che lo stemma dovesse raffigurare un leone: il re della foresta, infatti, evoca immediatamente una idea di nobiltà e di potenza. Purtroppo, ad Agrigento non fu trovato uno zincografo; dopo qualche ricerca fu infine individuato un tipografo che però aveva a disposizione tra i suoi cliché solo un cane. Fu deciso quindi di utilizzare quello nell’emblema della Accademia, munito però della didascalia chiarificatrice “Questo cane è un leone”. Ecco forse si tratta allora semplicemente di una grande abbaglio: pensavamo di avere a che fare con dei leoni, ma no, non erano leoni.  

Mario Mancuso
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Mario Mancuso, già dirigente del Monte dei Paschi di Siena, è stato componente del CdA del Fondo nazionale pensione complementare della scuola, componente del consiglio direttivo della CCIAA di Siracusa, dirigente sindacale del settore credito. Artista poliedrico ha curato regie teatrali amatoriali, e partecipato a collettive e mostre personali di pittura. È laureato in Scienze e tecniche Psicologiche.

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