Il discorso di inaugurazione di Trump e i suoi primi provvedimenti esecutivi confermano quanto di peggio ci aspettavamo già il giorno dopo l’elezione.
Tutto nella logica del sovranismo compiuto. America first!
Dazi per tutti i Paesi stranieri per ridurre le tasse agli americani, trivelle (ed inquinamento) a volontà, stop agli accordi sul clima, decarbonizzazione questa sconosciuta, fuori dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, esercito al confine con il Messico, occupazione del canale di Panama…
Qualcuno l’ha definito un discorso da colonialista del ‘700 e mi sembra che sia andato molto vicino alla realtà. In questo sproloquio sovranista e reazionario non poteva mandare un colpo mortale ai diritti, con la cancellazione di ogni forma di cultura woke. Due soli generi, male e female. Una svolta a 180 gradi.
Certamente, dal suo punto di vista, Trump è stato coerente con la sua campagna elettorale. Ma dal punto di vista di noi europei? Come reagirà l’Europa, mai come adesso divisa e debole?
La speranza, o forse il sogno è che reagisca con un sussulto di orgoglio, rafforzando la sua UNITA’, provando ad affermare la sovranità europea, come la definivo pochi mesi fa. Un’Europa forte della sua storia, ma anche del suo know-how e della sua manifattura, consapevole di essere il più importante mercato mondiale da 450milioni di abitanti, può essere gigante tra i giganti, confrontarsi ad armi pari con USA e Cina.
Il timore è che, invece, prevalgano i tentativi di ciascun Paese di ritagliarsi un posto al sole nel rapporto con gli USA, puntando ad una relazione privilegiata con Trump e Musk. È quello che vuole Trump e, purtroppo, ha già iniziato a fare la Meloni, forse sperando di spuntare dazi inferiori sul parmigiano o il prosecco, ma, nei fatti, distruggendo definitivamente il sogno europeo. Certamente saranno molto importanti in tal senso le prossime elezioni in Germania: visto il peso dell’economia tedesca in Europa, ma anche le insopportabili intromissioni di Elon Musk, sarà una sorta di referendum sul futuro.
Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.