back to top
HomeAnalisiNOI UN PARTITO PER L'INDUSTRIA PER FARE CRESCERE QUESTA ITALIA

NOI UN PARTITO PER L’INDUSTRIA PER FARE CRESCERE QUESTA ITALIA

I “cespugli” cattolici del PD, come ben li definisce Fabrizio Micari, nell’articolo pubblicato ieri, hanno parlato. Rimanendo in silenzio. Almeno sulle cose essenziali. 

Nel contesto di una crisi che incombe, in mezzo a due guerre ancora aperte. in una economia che perde colpi, con una industria in piena recessione, si aspettavano proposte e contenuti. Non ne abbiamo sentito. Si resta muti. E questo sconforta non poco. 

Micari scrive: “Ci vogliono progetti e proposte serie e concrete, a partire dalla questione industriale”. Condivido in pieno. Ragiono su pochi dati. C’è un fattore oggettivo che costringe tutti ad operare in un sentiero stretto. Il debito pubblico. Che sale sempre, non scende mai, ora sopra i 3000 miliardi. Questo rende impossibili grandi svolte e colpi d’ala. Si possono fare spostamenti minimi. Meloni non ha potuto fare altro. Non illudiamoci: in queste condizioni non potremmo farli neppure noi se al governo. Polemizziamo, quasi per necessità di ruolo, sui risultati di questo di questo esecutivo. Ma la disoccupazione è al minimo storico, l’occupazione è cresciuta, siamo il quarto paese esportatore del mondo, i titoli del nostro debito si comprano bene riducendo la spesa per interessi, l’Ocse segnala pure aumenti dei redditi reali. 

Ma sul piano europeo restiamo in coda. A parte i dati contingenti dell’anno, siamo tra gli ultimi in Europa per Pil e occupazione. Noi avremmo fatto di più? Non credo. Avremmo fatto cose migliori nella qualità. Ma nella quantità saremmo stati pure noi vincolati dal sentiero stretto. Avremmo dovuto tenere il nostro bilancio con un avanzo primario, come adesso, per conservare la fiducia dei mercati, ma il macigno di 3000 miliardi, con un peso tra 85 e 90 miliardi di interessi l’anno, avrebbe bloccato ogni salto. Se il debito non scende l’economia non sale. Ecco il punto. Ne parliamo? Cerchiamo soluzioni? Non mi pare.

Nessun economista mette in dubbio il dato cruciale. Perché il debito si riduca, l’Italia deve crescere. Ma l’Italia non cresce se non cresce l’industria. Francesco Daveri, su La Voce, lo dimostra con eloquenti grafici sullo stato delle cose negli ultimi dieci anni. Dimostra pure una correlazione tra PIL e occupazione. Meno industria, meno PIL, meno lavoro. Che fare? Le risposte sono insufficienti. Non solo dai cespugli cattolici, tra Orvieto e Milano.  

Scrive Fabrizio Micari: “Ci vuole altro, e questo richiamo coinvolge anche noi che navighiamo in questo mare”. Già, è così. Daveri scrive chiaro: “Ragionare sulla crescita implica avere una buona risposta alla domanda: come si fa a indurre imprese, italiane e no, a fare impresa in Italia?”. Vogliamo chiederlo e chiedercelo?

Matteo Renzi, nel suo bel discorso dei 50 anni, ha riservato un inciso al fatto che solo il suo governo, a differenza dei predecessori e dei successori, ha dedicato all’industria, tra 4.0 e job act, riforme decisive. Perché solo un inciso? Se non si cresce senza una spinta dell’industria, non possiamo essere noi un partito per l’industria (non, badiamo bene, dell’industria? Muovendo da qui le pressioni più forti agli alleati che di industria parlano poco o non parlano affatto? Dovremmo farlo. Eviteremmo così il rischio che la nostra azione per la crescita e lo sviluppo si risolva in una annacata. Massimo movimento e minimo spostamento.

GIOVANNI PEPI
post

Un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

Correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

I più letti

spot_img

Ultimi Commenti

Fabrizio Micari SU HA FALLITO, PRESIDENTE
Damiano Frittitta SU HA FALLITO, PRESIDENTE
Giandomenico Lo Pizzo SU HA FALLITO, PRESIDENTE