Con questo pezzo di Lorenzo Leone sui rapporti tra Islam, Ebraismo e mondo occidentale, apriamo questo nuovo spazio del blog, esplicitamente dedicato al dibattito ed al confronto delle idee. Il tema scelto è particolarmente attuale e controverso e siamo certi innescherà un’interessante discussione.
Negli ultimi vent’anni, l’Europa e l’Occidente hanno vissuto profondi cambiamenti. Tra questi, il fenomeno migratorio e l’ascesa dell’Islam sono diventati temi centrali. Alla fine degli anni ’90, parlare di Islam era raro, mentre oggi l’argomento domina il dibattito. Da “Charlie Hebdo” in poi (il 7 gennaio ha fatto 10 anni), gli attentati di matrice islamica hanno condizionato la percezione del fenomeno, al punto che in molti prefigurano scenari di un governo musulmano in occidente.
L’immigrazione è cambiata ed ha modificato il tessuto sociale. L’identità islamica è fortemente cresciuta e nelle nostre città non è più rara la presenza di ragazze velate o di interi rioni dove vigono le regole del mondo arabo. Parrebbe che una parte di immigrati non è grata a chi gli ha salvato la vita, che li ospita chiudendo un occhio e spesso anche l’altro. E più crescono, più alzano la voce. Il fenomeno si è ampliato, col contestuale arretramento dei valori cristiani e nonostante la presenza dei nostri simboli tradizionali.
In questo contesto, a mio avviso, l’educazione e la formazione, sono diventati il vero campo di battaglia. Ciò è confermato dalle richieste del mondo islamico, in genere accordate, di espellere dalle classi scolastiche i simboli religiosi o dagli attentati contro docenti, avvenuti in Francia. L’Islam sembra capire l’importanza strategica dell’istruzione, mentre il grosso della nostra società si mostra complessivamente disorientata.
A Berlino, nei nuovi piani di studio è stata cancellata lo studio della storia antica e medievale. I ragazzi tedeschi che studiano la storia del cristianesimo sono il 32%, mentre quelli che studiano la storia dell’Islam sono il 72 %. Anche lo storico rapporto tra la sinistra, un tempo solidale con gli ebrei, appare cambiato, con una crescente vicinanza alle cause pro-Palestina, probabilmente frutto di un senso di colpa occidentale.
Questo fenomeno, tuttavia, non si limita all’Europa. Nel nord America, oltre agli atti terroristici (l’ultimo è di pochi giorni fa), si assiste a proteste nelle università d’elite ed a fragilità sociali crescenti, amplificate dall’autocensura imposta dal pensiero “woke” e dalla sfiducia verso i governi.
Un panorama di incertezze e contraddizioni caratterizza l’oggi. Per contrasto, in occidente i cittadini si orientano sempre più a votare formazioni politiche che nei loro programmi rivalutano i punti fermi che hanno caratterizzato la comunità occidentale, contraddistinta dalle comuni radici cristiane.
E non fa eccezione la Chiesa ufficiale che, per bocca di questo Papa, ha dimenticato il contributo che Giovanni Paolo II diede alle relazioni cattolico-ebree, riconoscendo nel 1993 Israele e condannando l’antisemitismo come un peccato contro Dio e l’umanità. Bergoglio, pur nel sacrosanto diritto di chiedere a gran voce la pace, non ha lesinato e non lesina critiche pesanti al diritto di Israele di difendersi dall’annientamento, perpetrato da Hamas e previsto persino nel suo statuto.
L’azione determinata di Israele contro un esercito di invisibili (i soldati di Hamas non portano divisa e non esitano a farsi scudo dei propri concittadini), alla fine non è che l’avamposto dell’Occidente e dei suoi valori, messi in dubbio persino dall’attuale vertice del Vaticano. Ma quando questa complicata vicenda vedrà la fine, se sarà fermata l’islamizzazione, vorrà dire che “Gesù (il mondo cristiano), dovrà ringraziare Giuda (gli ebrei)”.
Per lungo tempo componente dell'ufficio ispettivo della Regione siciliana, per il controllo nei comuni. Interessato ai processi di monitoraggio controllo e innovazione, è stato più volte consulente della P. A. nel settore della valutazione delle risorse umane, delle autonomie locali e della scuola.
Vero, Giovanni Paolo II diede un forte contributo alle relazioni cattolico-ebree, riconoscendo Israele e condannando l’antisemitismo come un peccato contro Dio e l’umanità., ma non è da meno ciò che fa Bergoglio, nonostante non si faccia altro sin dal momento della sua erezione, di trovar qualcosa che non va in questo Papa.
Il Papa Non ha lesinato e non lesina critiche pesanti al diritto di Israele di difendersi dall’annientamento, perpetrato da Hamas, perché da cattolico non si può ammettere una difesa che comporta a sua volta l’annientamento della parte opposta.
Una cosa è parlare di Ebrei, una cosa è parlare di Israeliani.
Se siamo arrivati al punto in cui davvero l’Islam, o meglio, un certo Islam, sta prendendo il sopravvento è per colpa di ognuno di noi, tiepidi cattolici. È colpa di un falso buonismo, di tanta ipocrisia, di una totale mancanza di credo, di coinvolgimento, di rispetto, di azioni intraprese pretendendo che l’integrazione si faccia cancellando la propria cultura, ad esempio togliendo i crocefissi dalle scuole…le scuole, si parla della Germania, ma non penso sia l’unico stato ad avere questo problema, e siccome in primis è giusto pensare al proprio, non mi pare che in Italia si stia meglio!!! La scuola non riesce più ad insegnare, è stata censurata, così come in virtù del politically correct è stato censurato qualsiasi discorso in merito alla religione cattolica a meno che non sia volto a dissacrarla, a trovare lati negativi, aspetti bui, intrecci pericolosi.
E mentre l’Islam del Corano mal interpretato e divenuto violento, continua a far proseliti perché osannato e fatto divenire “salvatore” di popoli non desiderati come quello palestinese, mi fa molto pensare alla mafia nelle Sicilia degli anni 60/70, il popolo cristiano, non perde occasione di dividersi e di scagliare frecciatine al Papa, disconosce il Vangelo e parla della Bibbia, va a Messa si batte il petto e poi si allontana schifato se nella stessa panca si siede un fratello nero che odora di curry e di cumino.