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PORTI: LA REGIONE SENZA UNA POLITICA LASCIA PALERMO SEMPRE PIÙ LONTANA DALL’AFRICA

Traggo spunto da una recente interpellanza all’ARS sull’iniziativa della Giunta regionale per una nuova progettazione del porto di Marsala. E lo faccio per sottolineare come si punta l’attenzione su un tema circoscritto e limitato, anziché guardare alla tematica più vasta ed importante della politica portuale.

Nei primi anni ’80, la Regione assunse la competenza dei porti regionali, ma senza mai elaborare una propria politica al riguardo, nonostante la centralità dell’Isola nel mar Mediterraneo, proprio ad immediato ridosso della direttrice di traffico Suez – Gibilterra. Nel frattempo, con la riforma del 1994, il legislatore nazionale metteva ordine nel settore istituendo le Autorità portuali negli scali più importanti. Ma la vera occasione mancata fu l’aggiornamento della riforma del 2016, operata dal ministro Del Rio, che trasformò le Autorità da portuali a “di sistema portuale”. Una riforma quanto mai felice, basata sul presupposto che il nostro Paese è generosamente dotato di scali marittimi, ma di limitate dimensioni e che quindi una articolazione in scali principali ed ancillari è opportuna, sottoponendoli, però ad un’unica gestione allo scopo di prevenire inutili e dannose concorrenze e favorirne la specializzazione.

Al momento della scelta dei porti da inserire nelle Autorità di Sistema Portuale, le Regioni andarono in ordine sparso ed in Sicilia si operò sulla base di graduali allargamenti spesso fondati su classificazioni e/o criteri burocratici ed obsoleti. A Palermo, per esempio, sembrò naturale aggregare Termini Imerese, in quanto porto Comprehensive, e successivamente Trapani; ma oggi anche Sciacca, Gela e Licata ricadono nell’Autorità occidentale secondo una valutazione meramente geo-politica e non certo tecnica (a Sciacca, porto esclusivamente peschereccio, non si ricorda sia mai entrata una nave).

Oggi rimangono fuori da un’autorità di sistema in Sicilia solo Mazara del Vallo e Marsala, scali importanti, strutturalmente simili a Licata o Porto Empedocle, Pozzallo, nonché maggiori di Milazzo o Termini imerese, per tacere di Sciacca. Mazara accoglie, sia pure con difficoltà, navi da crociera e da carico oltre ed unità per assistenza off-shore, sempre più numerose, dal momento che davanti all’estremità occidentale sicula si moltiplica l’attività di posa di cavi, che si affiancano all’esistente gasdotto Italia-Algeria, già raddoppiato. 

Far parte di una AdSP è sempre più importante: le Autorità formulano strategie, progettano e realizzano con le loro risorse finanziarie, gestite in autonomia sono sottoposte ai poteri di indirizzo e vigilanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Restarne fuori significa rimanere aggrappati soltanto alla Regione e alle sue capricciose e spesso incomprensibili logiche.

L’ultima variante di piano nel porto di Mazara del Vallo risale a quasi 40 anni fa come pure l’ultimo intervento infrastrutturale. La politica regionale ha, di contro, recentemente vantato come un successo il finanziamento di 34 milioni di euro per il porticciolo turistico di Bonagia. Quella stessa cifra, ripartita tra Mazara del Vallo e Marsala, avrebbe consentito di affrontarvi e risolvere i problemi più urgenti, a partire dal ripristino dei fondali, che a Marsala non superano più i 4 metri; ma si consideri che anche stanziamenti pari a quelli per una festa patronale, consentirebbero, per esempio, di rilanciare uno scalo come quello di Mazara del Vallo, oggi abbisognevole di un ritocco dei fondali in avamporto che, ancorché minimo consentirebbe di accogliere navi già un po’ più grandi, per cui già si registra domanda di attracco.

Queste considerazioni mostrano l’assenza di una politica portuale a livello regionale. Se la Regione non manifesta, come non sembra manifestare, interesse ad amministrare i suoi porti polifunzionali, chieda senza indugio, come da previsione di legge, l’affidamento di Mazara del Vallo e Marsala, gli ultimi che le sono rimasti sotto le sue competenze, ad un’autorità di sistema portuale. Ne guadagnerebbero tutti. A cominciare da Palermo, che oggi rinuncia ad avere, nel suo sistema, i porti più vicini all’Africa, di cui uno, Mazara del Vallo, collegato direttamente via autostrada, con rampa di accesso diretto in porto, rimanendo oggi coperto, di fatto, sul versante Sud, solo da Porto Empedocle, porto decentrato, mal collegato solo per viabilità ordinaria e comunque principalmente adibito al rifornimento di gas per le navi che transitano nel Canale di Sicilia. 

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Conseguita la laurea in giurisprudenza a Palermo nel 1986, il dr. Danilo MARINO ha vinto, l’anno successivo, il concorso per ufficiale del Corpo delle Capitanerie di porto, ove ha prestato servizio per oltre 30 anni, venendo destinato presso varie destinazioni, in Sicilia, ed in Adriatico dove, in particolare, ha ricoperto l’incarico di Capo Reparto operativo per le emergenze in mare per la regione Marche in Ancona.

Ha comandato gli scali delle isole Eolie dal 1995 al 1997.

Relatore sul tema “Catastrofi e territorio” al X Congresso nazionale della Società Italiana sistemi – SIS 118 “Vent’anni di storia dell’urgenza – emergenza in Terrasini (PA) - Maggio 2012 per esperienze acquisite in servizio

Nel 2016 ha collaborato alla redazione del Piano Regionale dei Trasporti come esperto per i porti minori siciliani.

In occasione del servizio ha altresì ricoperto incarichi di componente di commissione di Aree Marine protette.

Si è congedato nel 2022, con il grado di contrammiraglio.

Cessato dal servizio attivo, ha svolto funzioni di consulenza gratuita a favore dell’Amministrazione comunale di Mazara del Vallo per la portualità e la gestione della fascia costiera.

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