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LE PAGELLE 2024. 2.ECONOMIA: LE SAGRE SONO SACRE, MA SI VUOLE PENSARE ALLO SVILUPPO?

Economia. VOTO 5,5.

Il rapporto SVIMEZ 2024 sull’economia del Mezzogiorno riporta qualche luce per la nostra Regione. Da una parte, infatti, la Sicilia registra una crescita del PIL del 2,2%, la più alta tra le regioni italiane. Si è anche registrata una crescita rilevante del numero degli occupati e le agenzie di rating hanno migliorato il loro giudizio sulla Sicilia. 

Ma il voto rimane sotto la sufficienza, considerato che, poche righe dopo, il rapporto chiarisce esplicitamente che la crescita è stata trainata in modo massiccio dal settore delle costruzioni, grazie agli effetti del Superbonus dell’edilizia ed agli investimenti del PNRR. Insomma, ben poco c’entrano le politiche del governo Schifani, molto le strategie nazionali ed europee, giuste o sbagliate che siano.

Non solo: lo stesso rapporto parla chiaramente di un effetto bolla, prevedendo una frenata del PIL già nel 2025, con il ritorno al divario di velocità tra il Sud ed il resto del Paese. E ancora, alla Sicilia è attribuito il record nazionale del precariato e del “non lavoro”, insieme al drammatico dato di ben 30mila giovani neolaureati che hanno lasciato l’isola negli ultimi due anni. Un’emigrazione intellettuale ancora più grave, nelle conseguenze, rispetto a quella dei secoli scorsi.

Il dramma del lavoro, e del lavoro qualificato, continua ad attanagliare la Sicilia. Il governo Schifani ha fatto alcune proposte sensate (bonus per le assunzioni, fondi per favorire la crescita delle dimensioni delle imprese) che sono state regolarmente falcidiate dall’ARS, impegnata nelle sue manovre di piccolo cabotaggio. Manca, ancora, un chiaro piano industriale che evidenzi i settori sui quali è possibile impostare una vera traiettoria di crescita della Regione attraverso l’occupazione. Permane la sensazione di una Sicilia considerata, a livello nazionale, mero serbatoio di risorse intellettuali e oggi anche di energia per le parti più avanzate del Paese, senza che la Politica regionale sappia opporsi e proporre una sua strategia di sviluppo.

E la legge finanziaria appena approvata, con la vergognosa distribuzione di ben 80 milioni di euro tra tutti i deputati – tutti, inclusa la minoranza – per il finanziamento delle “esigenze territoriali” (clientele, prebende, mance, sagre e feste rionali) è l’ultima nota stonata: il ricatto dell’ARS, l’hanno definito alcuni, per permettere l’approvazione della legge. Ancor di più, a fronte dell’irrisorio impegno nella lotta contro la povertà: cinque milioni una tantum per una platea di 345.000 siciliani con un ISEE al di sotto di 5.000 euro sono un’autentica beffa. 

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Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.

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