Editoriale di FABRIZIO MICARI
Dopo il rapporto SVIMEZ 2024 sull’economia del Mezzogiorno, arrivano anche i dati della Cgia per il biennio 2022-2024. Non solo la Sicilia registra una crescita del PIL del 2,2%, la più alta tra le regioni italiane, ma addirittura nel biennio si è registrata una crescita di 133.600 occupati, con un rialzo del 10%. E subito è partito il coro plaudente del governatore Schifani e della sua corte che hanno fatto proprio il risultato, associandolo, oltre ogni ragionevole dubbio, alle politiche economiche espansive “di stampo liberale” portate avanti dal governo.
Peccato che, sia lo SVIMEZ che la Cgia chiariscono esplicitamente che la crescita è stata trainata in modo massiccio dal settore delle costruzioni, grazie agli effetti del Superbonus sull’edilizia (che ha drogato il mercato con i ben noti effetti devastanti per l’economia complessiva del Paese) ed agli investimenti del PNRR. Insomma, poco o nulla c’entrano le politiche del governo Schifani, molto le strategie nazionali ed europee, giuste o sbagliate che siano.
Ora, noi non vogliamo essere per forza critici con il governo regionale, ma non possiamo evitare di far rilevare che il rapporto SVIMEZ parla chiaramente di un effetto bolla, prevedendo una frenata del PIL già nel 2025, con il ritorno al divario di velocità tra il Sud ed il resto del Paese. D’altra parte, il Superbonus per l’edilizia è agli sgoccioli (per fortuna, aggiungerebbe il ministro Giorgetti).
Alla Sicilia restano il record nazionale del precariato e del “non lavoro”, insieme al drammatico dato di ben 30mila giovani neolaureati che hanno lasciato l’isola negli ultimi due anni. Un’emigrazione intellettuale ancora più grave, nelle conseguenze, rispetto a quella del secolo scorso.
Ben altro dovrebbe fare il governo regionale! Il dramma del lavoro, e del lavoro qualificato, continua ad attanagliare la Sicilia, senza che il governo Schifani abbia fatto nulla di concreto per sovvertire la tendenza. E’ necessario che la Regione si doti di un vero piano industriale, che riveda completamente la sua politica economica, valutando con attenzione i potenziali settori di crescita davvero efficaci. E proprio su questo punteremo la nostra attenzione sul nostro blog nei prossimi giorni.
Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.
E’ indubbio che sul saldo positivo della crescita abbia avuto un effetto anche il turismo che quest’anno ha toccato picchi eccezionali. Oltre al dramma dei laureati che scappano, bisogna attenzionare il problema del lavoro nero 7 precario che è la vera piaga della nostra Regione.
Non so se vi è mai capitato ma se torni in un negozio di un qualunque centro commerciale a distanza di due-tre mesi trovi sempre impiegati diversi. E non mi sembra che l’impiegata/o di prima era poco idoneo/a a quell’attività.
Giustissime considerazioni. I 133.000 occupati in più comprendono, purtroppo, anche il sommerso ed il precario, figure che nel turismo sono particolarmente presenti. Per carità, un posto di lavoro in più è sempre qualcosa di positivo. Ma ciò di cui ha bisogno la Sicilia è qualcosa di strutturale, non correlato a “bolle” che si esauriscono o che, comunque restano precarie. Programmazione e strategie a medio-lungo termine: su questo dovremo impegnarci.