I cittadini siciliani pagano una TARI tra le più alte in Italia: paga più un siciliano che un trentino.
Può sembrare strano, vista la qualità del servizio che riceviamo, ma, nei fatti, è il risultato di una serie di costi correlati al servizio di raccolta, trasporto e smaltimento/trattamento finale dei rifiuti, inclusi quelli relativi all’organizzazione del servizio stesso. Ed è su questi che vogliamo concentrarci, anche in considerazione del fatto che il nuovo Piano dei Rifiuti, appena adottato dalla Giunta Regionale, non sembra prendersene minimamente cura.
Dal 2005 e fino al 2010 la gestione dei rifiuti era affidata a 27Ambiti Territoriali Ottimali. Con la L.R.9 del 2010, il territorio siciliano è stato diviso in dieci Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), corrispondenti ai territori delle 9 province più un ATO, sub-provinciale, “Isole Minori”. Non bastava: nel 2012 è stata consentita la possibilità di istituire ATO sub – provinciali, su proposta dei Comuni, con un tetto di ambiti sub-provinciali nonsuperiore all’80% degli ATO in quel momento esistenti. Pertanto, pochi mesi dopo, furono create 18 Società di Regolamentazione del servizio di gestione dei Rifiuti (S.R.R.).
Ma non bastava ancora: l’anno successivo una nuova legge introduceva la possibilità per i Comuni di procedere direttamente – in forma singola o associata – all’affidamento del servizio di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti purché coprissero un bacino di utenza minimo di 5.000 abitanti, denominato “Area di Raccolta Ottimale” (ARO).
È vero che fu previsto che i 27 ATO originari venissero posti in liquidazione, ma ad oggi, ciò non è avvenuto per nessuno di essi.Insomma, oggi abbiamo i 27 ATO originari, le 18 S.S.R. e addirittura 71 ARO: una situazione organizzativo-gestionale frammentata ed eterogenea, che ha confuso l’esercizio di funzioni di indirizzo e regolazione con quello distinto della gestione.
Tutto questo si traduce in costi, che vanno a scaricarsi sulla TARI:
• costi del sistema organizzativo in quanto ai costi per la gestione delle (obbligatorie) S.R.R. (consigli di amministrazione, revisori, sede, …) i comuni costituitisi in ARO devono aggiungere i costi per la gestione delle ulteriori ed analoghe voci di spesa;
• costi correlati alla disorganizzazione complessiva, alla irrazionalità del sistema, ai conflitti di competenze, alle pastoie burocratiche che si moltiplicano;
• spese per la gestione degli ATO liquidati nel 2010, ma ancora esistenti.
Ovviamente il Trentino non ha ARO…