Esiste un progetto di sviluppo del Mezzogiorno? Vi è un piano industriale con obiettivi, tempi per creare quei tre milioni e mezzo di posti di lavoro necessari a far diventare il Mezzogiorno una realtà a sviluppo compiuto? Ha capito questo Governo che senza mettere a regime il 40% del territorio ed il 33% della popolazione questo Paese non avrà i tassi di crescita necessari per attuare i livelli essenziali delle prestazioni in tutte le realtà e competere con i nostri cugini europei tedeschi, francesi e spagnoli? Sembra proprio di no.
Anche il PNRR sta diventando un’occasione mancata nella quale, secondo la Presidente dell’Ance (associazione nazionale costruttori), sarà difficile raggiungere il valore del 40% nella destinazione dei fondi per il Mezzogiorno, dato peraltro di gran lunga inferiore rispetto a quello che sarebbe dovuto essere destinato al Sud se si fosse adottato lo stesso algoritmo europeo, basato su popolazione, tasso di disoccupazione e reddito pro capite.
Siamo ancora in attesa di un piano industriale per il Sud. La Zesunica è una vera presa in giro perché si ritorna a quello che è stato sempre il Mezzogiorno, destinatario di credito d’imposta, di cuneo fiscale abbattuto, senza che i risultati fossero quelli sperati. Le otto Zes dovevano servire a cambiare il meccanismo, collegandole a porti che avessero una zona doganale interclusa, e attrarre investimenti dall’esterno dell’area. Quello che ha fatto Tangermed, per esempio, ma l’insipienza di Raffaele Fitto e la mala fede della Lega hanno riportato tutto alla prima casella.
Come nel gioco dell’oca.